TELEKOMMANDO

La Memoria di Edith Bruck su La7

Le ventiquattro ore successive al Giorno della Memoria non possono far dimenticare quello che deve essere ricordato sempre. Nei media spinti in modo onnivoro a “mangiare” il presente al contrario si tende a sostituire il tutto con il contingente. Con la notizia fresca di giornata che alla sera già va ad adornare la pattumiera: si fa per dire usando la metafora del quotidiano cartaceo, pure questo in fase di sparizione o meglio di effettiva smaterializzazione. Perciò riavvolgo il nastro di tutto quello che ho antologizzato nel mio personale e auto costruito palinsesto personale della settimana ed estraggo il bel documentario di Giovanna Boursier, ospitato in Atlandide di Andrea Purgatori, “Io mi ricordo”, andato in onda mercoledì scorso su La7 e dedicato alla scrittrice, poetessa e sopravvissuta a Auschwitz, Edith Bruck. Ho messo in ultimo la sua condizione di testimone dell’Olocausto, perché come racconta lei stessa, grazie anche alla scrittura è riuscita a dare forma all’orrore che ha subito da ragazzina, vedendo andar a morire sia il padre sia la madre. Mentre lei e sua sorella, grazie a dei punti che lei chiama “luce”, fortunate coincidenze, si sono salvate e hanno potuto raccontare. Testimonianza di ciò è avvenuto anche nell’incontro che la Bruck ha avuto con Papa Francesco. Consiglio di recuperare attraverso la piattaforma digitale di La7 questo piccolo gioiello televisivo. Ci sono altri momenti nel racconto della scrittrice d’origine ungherese, mentre si aggira per la sua casa, condivisa per sessant’anni con il marito, oggi scomparso, il poeta e cineasta Nelo Risi, e piena di ricordi. Anche della sua infanzia e dei suoi parenti, recuperati dalla distruzione della casa in Ungheria. Immagini di repertorio, girate durante l’unica volta in cui la Bruck è tornata nel paese natio sono estremamente toccanti. Ma è la serenità della scrittrice a colpire al cuore quando e vi torna più volte che lei non ha mai odiato nessuno e questo non odiare forse è stata la molla che la salvata dal precipizio nazifascista. Un insegnamento che vale la pena, in tempi non proprio luminosi come il nostro, cogliere in tutta la sua sostanza.

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