Considero un’occasione persa la messa in onda di “Fernanda”, film di Maurizio Zaccaro, peraltro regista con basi solide dimostrate in altre circostanze. Mi è parsa sbagliata la scelta di Matilde Gioli nel ruolo della prima direttrice della Pinacoteca di Brera, Fernanda Wittgens. Mi è sembrata sbagliata anche il ritaglio esistenziale sceneggiato. Non mi dilungo di più nell’analisi di questo film perché questo spalto è nato per far sintesi di ciò che la tv e i nuovi media propongono di settimana in settimana. Di certo la figura della Wittgens avrebbe meritato senz’altro più attenzione. La donna, già assistente di Ettore Modigliani, defenestrato dal fascismo perché ebreo e scomodo pure a uno dei gerarchi del tempo, tenne le redini della Pinacoteca di Brera dall’entrata in guerra alla morte, avvenuta nel 1957: furono questi anni di sofferenze e ricostruzioni. La casa editrice Skira in questi anni ha pubblicato, grazie alla spinta dell’attuale direttore della Pinacoteca milanese una importante biografia sulla storica dell’arte. Di materiale se ne aveva come pure una riduzione teatrale a cui attingere. La Wittgens resterà alle cronache come colei che salvò dalle depredazioni naziste opere capitali dell’arte e dai bombardamenti il Cenacolo Vinciano. Ma oltre ad essere una resistente fu anche capace di “sognare” una Brera più grande e integrata con la città. Idea che fu ripresa dal suo successore Franco Russoli e ancor oggi non ancora portata a termine. Chissà che una volta fatta la “Grande Brera” ci sia anche una nuova grande Tv?
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