TELEKOMMANDO

La tv che non cambia

Rimuginarci sopra non serve a niente. Questo è bene o male quello che ho pensato cercando di riflettere o meglio dare una giustificazione plausibile al nuovo corso di Mediaset che sembra aver voluto fortissimamente cambiare di verso la nuova stagione, affrancandola dalle “sconcezze” trash di alcune trasmissioni – risparmio il facile e conosciuto elenco – per ricadere in nuovi errori. Peraltro di valutazione. Infatti, un programma come il Grande Fratello, nip o vip o misto che sia non può non prescindere dalla carica di cattivo gusto (non oserei mai scomodare il teorico del kitsch, Gillo Dorfles, per un reality qualsiasi tantomeno per il padre di tutti). Il conduttore pare l’abbia compreso, i vertici chissà. Dovrei aggiungere molto altro a riguardo di trasmissioni come Pomeriggio 5 ed È sempre Cartabianca per come sono nel mirino di chi ha voluto le rispettive conduttrici credendo in un vento nuovo che, al contrario, si sta mostrando per quello che è: vecchio. Cambia la rete non cambiano ospiti e contenuti. Cambia la rete, ma non cambiano gli atteggiamenti, mischiando il privato con il pubblico e viceversa. Eppure, si continua imperterriti a far i medesimi errori. Sembra che non sappiamo che ogni cosa che si fa è immediatamente raccontata dai social e dai retro scenisti di professione. Allora, l’unica salvezza di una tv “gattopardesca” è rivolgere l’attenzione agli obituaries che ogni giorno riempiono spazi di alcuni secondi nei notiziari più smaliziati o le frattaglie (quanto mi piace riscoprire ogni volta le invenzioni di Luciano De Crescenzo) di Techetechetè. Quest’ultima si è appropriata del filosofo rammentando il suo “pensiero debole” nelle critiche di Roberto D’Agostino. Si era a metà anni ‘80 e anche nella facoltà che al tempo frequentavo, la cattedra di estetica era tenuta da un “debolista”, singolare ed eccentrico studioso, commentatore di Croce tagliato a fette dall’Heidegger vangoghiano di Vattimo. Mai capiti. Erano gli anni belli (e giovani) dell’insostenibile leggerezza dell’essere.

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