TELEKOMMANDO Venezia, ieri oggi e... sempre

Ci sono periodi dell’anno in cui i media vengono appaltati dai grandi eventi, quasi sempre riguardanti o lo sport o lo spettacolo: la Mostra del cinema è uno di questi

Ci sono periodi dell’anno in cui i media vengono appaltati dai grandi eventi, quasi sempre riguardanti o lo sport o lo spettacolo. Per quanto riguarda la tv italiana, indipendentemente dall’essere pubblica o commerciale, l’appalto avviene come nei migliori casi assegnato a chi offre di più ( e non di meno); la convenienza si gioca sullo sponsor ed è quasi sempre al rialzo. Chi si salva ancora dall’assalto dei grandi gruppi stranieri e fuori dal duopolio Rai e Mediaset, sono pochi grandi eventi come Il festival di Sanremo e un po’ la Champions League. Sempre però presa in “comproprietà”. Le partite della Nazionale di calcio. E ancora ancora un pochino sembra resistere il festival del cinema di Venezia che il nostro quotidiano segue da ben 34 anni, avendolo chi tiene questo piccolo spalto frequentato già alla fine degli anni Ottanta e solo nel ’90 avendone cominciato a registrarne le cronachette, talvolta come è accaduto lo scorso anno andando al di là della barriera critica, spostandosi sul versante creativo e non di riporto. E pensando ad allora, a quasi quattro decenni fa, e vedendo ciò che è diventato oggi – e non per l’organizzazione né per la direzione artistica – ma per i film, i registi, e gli attori divi sì che c’è da discutere. Andare alla memoria a quegli anni e vedere, meglio rivedere con gli occhi dei poco più dei vent’anni Moravia, Harry Dean Stanton, Donald Sutherland, Bernardo Bertolucci, Martin Scorsese, Shirley McLaine, Warren Beatty e ancora Lizzani, Gregoretti e persino Sergio Leone con cui scambiai addirittura due battute che oggi nella labilità del ricordo mi sembrano un assurdo dialogo alla Verdone, non posso non cedere all’emozione. Un’emozione sana che mi fa dire – cogliendo a personale piacere il suggerimento di Marco Melani (lui lo vidi al Torino Film Fest e poi ne curai un libro di scritti in un altro avventuroso e piccolissimo festival) – un a un festival si può andare come non andare. Con buona pace per chi c’è e non c’è e per fortuna che la distanza è azzerata dalla tecnologia e dal web.

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