Tornano i “Ritratti d’autore” allo Spazio 21 di Lodi
Giovedì in via San Fereolo sarà protagonista Folco Orselli, nome “cult” della scena milanese
Nel salotto di Ezio Guaitamacchi allestito sul palco dell’Associazione 21 sono già transitati diversi grandi nomi del cantautorato italiano, da Francesco Baccini ad Alberto Fortis, passando per Omar Pedrini e Cristiano Godano. Dopo alcuni mesi di pausa forzata, la macchina di “Ritratti d’autore”, la fortunata rassegna tra musica e parole, è pronta a ripartire: giovedì 8 giugno (ore 21, evento per i soci, info: [email protected]) è in programma l’undicesimo appuntamento con protagonista Folco Orselli, nome “cult” della scena milanese.
«Questa tappa di “Ritratti d’autore” sarà inserita negli eventi collaterali di Lodi al sole – spiega il padrone di casa Pierpaolo Curti, fondatore dello spazio artistico e culturale ubicato dove una volta sorgevano le Officine Gai, in via San Fereolo a Lodi -. Ringrazio il Comune per il supporto, così come la Fondazione della Banca Popolare di Lodi, la Fondazione Lgh e l’azienda Pellini. Nel corso dell’estate proporremo altri due eventi in piazza che faranno parte del calendario di Lodi al Sole: il 16 luglio uno spettacolo su Bob Dylan condotto da Ezio Guaitamacchi e che vedrà la partecipazione di artisti quali Davide Van De Sfroos, Andrea Mirò e Brunella Boschetti, mentre il 20 luglio è in programma un concerto con gli Enten Hitti e il grande arpista Vincenzo Zitello». Per quanto riguarda la rassegna “Ritratti d’autore”, «organizzeremo incontri in base alle possibilità. La speranza – continua Curti – è quella di trovare situazioni e contributi che ci permettano di invitare altri artisti. Intanto godiamoci l’appuntamento con Folco Orselli, un bluesman molto ironico che si racconterà a Ezio Guaitamacchi e ci accompagnerà con le sue canzoni». Orselli, già diverse volte in scena a Lodi, è più di un cantautore: attraverso i suoi pezzi, in cui la forma canzone si unisce al blues, dando vita a un felice connubio in cui si mescolano la tradizione della scuola meneghina (Svampa, I Gufi, Jannacci…) e gli echi dei grandi songwriter americani (Johnny Cash su tutti), racconta un microcosmo fatto di “macchiette”, situazioni surreali, amori feriti, bar di periferia. La tentacolare Milano, quell’enorme distesa che ormai raggiunge anche la Svizzera italiana (ben evidenziata nella canzone “Como e carne”, divertissement in cui si racconta l’incontro con una stramba ragazza della zona), resta sempre sullo sfondo delle sue “fotografie in musica”. Il suo ultimo album è “Blues in MI”: «Sono tanti anni che mi occupo di Milano, il convitato d’asfalto di molte delle mie canzoni. Una donna apparentemente altera e fredda ma in realtà accogliente e amica se sai coglierla. Come nelle mie canzoni, ho da sempre più interesse nel descrivere quello che c’è fuori dal fuoco della fotografia, sono attratto dai particolari di quinta più che dal centro della foto».
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