Una caricatura e nuovi indizi: Stroppa riscrive la figura di Gorini
Lo storico lodigiano al lavoro su una pubblicazione ricca di elementi inediti sul “mago di Lodi”
Da centoquarant’anni, il “gran negromante” non passeggia più tra le vie di Lodi, ma da allora è diventato “leggenda e mistero”, come racconta lo storico Angelo Stroppa, che da anni si sta dedicando allo studio di Paolo Gorini, con l’intenzione di pubblicare una ricerca “definitiva” su una delle figure più conosciute della storia locale e non solo. «Non esistono opere complete su Paolo Gorini, per questo sto lavorando a un recupero dei documenti a disposizione, che sto raccogliendo in un volume in cui si dà conto della sua vita, degli aneddoti, delle leggende, della sua produzione scientifica e letteraria». Alla morte di Gorini, il 2 febbraio 1881, la sua storia fu raccolta da altri in una prima biografia, pubblicata in maggio. Ma Stroppa, con un paziente lavoro di ricerca, è riuscito a trovare un documento inedito e sorprendente: «Ho trovato una “notizia biografica” più vecchia, scritta quasi certamente subito dopo la morte, che appare, senza ombra di dubbio, come la prima e inedita ricostruzione della vita dello scienziato».
Un testo, quindi, dall’importante valore storico, in cui addirittura è riportato un singolarissimo schizzo: «Si tratta di una caricatura di Paolo Gorini, raffigurato insieme a quella che con tutta probabilità è Carlotta Ferrari, poetessa e musicista, sua tormentata compagna per due anni».
Stroppa ha avanzato alcune ipotesi su chi fosse l’autore dello scritto, che va ad aggiungersi al più noto testo di Carlo Alberto Pisani Dossi, una vera e propria miniera per chi volesse capire davvero la figura di questo “mago” decisamente eccentrico. Un vero e proprio scienziato positivista: “Gorini veniva considerato una specie di mago che si celava in un luogo appartato a praticare stregonerie e a far bollire misteriose pignatte – scrive Stroppa -. La sua figura allampanata, con uno sdrucito palamidone, dalle tasche rigonfie di libri, mele e castagnacci; la gran barba bianca, il suo incedere solitario, con una continua punta di mestizia in volto, contribuivano ad accrescergli intorno un sentimento che aveva della paura, del sospetto e della reverenza insieme”. Riprendendo alcuni passaggi del Dossi, Stroppa descrive per esempio un uomo amicissimo degli animali, tanto che “nel laboratorio di Gorini si vedevano sorci, gatti e cani da lui cibati. Ma lui non li cibava per fare poi su di loro crudeli esperienze”; e poi una persona dalle abitudini frugali, con pasti “da monaco” a orari impensabili e colazioni di pane e latte. Ma non dimentica di chiarire che il professore, con la sua “bonarietà burbera”, “viveva solo, ma non solitario: amava i morti, ma anche i vivi”: “Anche per questo – conclude -, sia pure con il dovuto rispetto e distacco, la gente lodigiana voleva bene al “suo mago”, quasi si identificava con lui”.
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