Una mappa per non perdersi tra informazione e “fake news”
Il giornalismo al centro del secondo appuntamento di “Riflessioni in Comune”
La prima “fake news” è pensare che le “fake news” siano nate negli ultimi anni con l’avanzata dei social network. È semplicemente cambiata la terminologia, perché le bufale (e non pariamo di mozzarelle) sono sempre esistite. I regimi totalitari del Novecento, giusto per fare un esempio eclatante, hanno fatto della propaganda e della disinformazione le loro armi principali. Ma ci sono decine di tecniche più subdole che avvelenano ogni tipo di comunicazione, un fenomeno che nell’era dei social si è allargato a macchia d’olio. Il tema è stato sviscerato dal giornalista Dario Fertilio nelle pagine di “Ultime notizie dal diavolo. I segreti dell’informazione dall’antichità alla fake news”, volume al centro del secondo appuntamento web di “Riflessioni in Comune”, il ciclo organizzato dal Comune di Lodi e moderato dal vicesindaco Lorenzo Maggi. Tanti gli spunti offerti dall’autore, ospite insieme a due direttori di giornali, Lorenzo Rinaldi del “Cittadino” e Pietro Senaldi di “Libero”. Fertilio ha portato alcuni esempi pratici di disinformazione: «Per esempio quando qualcuno parla di “battaglia di civiltà” bisogna stare molto attenti: significa nella maggior parte dei casi che vuole silenziare chi non la pensa come lui».
Oggi le bufale corrono soprattutto in rete: «Lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle – spiega Rinaldi -, spesso veniamo aggrediti da utenti, quasi sempre over 60, che si limitano a leggere il titolo dell’articolo. Il “Giornale di Brescia” ha addirittura cancellato il proprio account Facebook perché per ogni post sul Covid arrivavano centinaia di messaggi che attaccavano il quotidiano. Mi ha colpito il coraggio di una scelta così forte, ma ho alcuni dubbi sul fatto che si possa contrastare il fenomeno degli “odiatori” abbandonando il campo. Bisogna iniziare a ragionare su come regolamentare il settore».
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