Cultura
Martedì 08 Marzo 2011
Unità d’Italia, l’appello di Leo Nucci
«Bossi venga a Roma a vedere il Nabucco»
«Umberto Bossi? Spero che lo invitino a vedere questo Nabucco. Sarei felice se lo vedesse». È l’auspicio di Leo Nucci, protagonista del Nabucco» diretto da Riccardo Muti che debutterà il 12 marzo al Teatro dell’Opera di Roma per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e al quale il 17 marzo assisterà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
In un’intervista all’AdnKronos Nucci spiega che inviterebbe «tutti i politici italiani. Ma più che allo spettacolo - dice - li inviterei a una delle prove del maestro Muti, che ama profondamente il nostro Paese e Verdi, così capirebbero perfettamente perché Verdi e Nabucco rappresentano il Risorgimento e la cultura italiana».
Nucci, che ha interpretato diverse volte nel corso della sua lunga carriera Nabucco, confessa di provare un’emozione straordinaria a interpretarlo in questa particolare circostanza dei 150 anni dall’Unità d’Italia: «Stamattina - afferma - ho detto al maestro Muti e alla signora Cristina di avere provato una tale emozione a rifare questo personaggio che, dopo, potrei non cantare più. Per essere qui in questa occasione - rivela - ho rinunciato a tantissimi impegni, ma l’ho fatto con gioia ed entusiasmo. Spero di essere in forma e di dare il massimo».
«In Verdi - spiega il celebre baritono - c’é tutta la cultura italiana, c’é l’orgoglio di essere italiani, ci sono i nostri valori, il nostro calore. C’é quello che fa dell’Italia un Paese unico al mondo. E il Nabucco contiene tutto questo. Quando fu rappresentato per la prima volta alla Scala di Milano il 9 marzo del 1842, la gente rimase folgorata».
«Ricordiamoci - sottolinea Nucci- che l’unità d’Italia l’ha fatta il Nord. Nel profondo Sud, sotto i Borboni, la gente tirava a campà. C’é quindi una contraddizione: perché chi ha unito l’Italia - si chiede - adesso dovrebbe dividerla? Per quali ragioni? Perché il Nord è tra le regioni più ricche del mondo? È un atto di egoismo», afferma.
«Io vivo tra i leghisti - dice - e dove amministrano, a parte pochi casi, sono bravissimi. Stanno a contatto con la gente e con tutto. La Lega -afferma- è l’unico partito italiano che ha trent’anni. Loro le cose le fanno sul serio. Dobbiamo quindi smetterla di scontrarci perché siamo tutti italiani».
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