VENEZIA 81 Messina Denaro, misteri tra grottesco e storia vera

Il coraggioso “Iddu” dei registi Grassadonia e Piazza in Concorso alla mostra del cinema

La realtà è solo un punto di partenza, non la destinazione. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza lo scrivono sui titoli di testa di “Iddu”, il loro nuovo film presentato in Concorso alla Mostra di Venezia 2024. Liberamente ispirato a fatti reali - avvertono gli autori - anche se il protagonista ha nome e cognome, Matteo Messina Denaro. Iddu, il ricercato numero uno, latitante che fa la vita del sorcio, nascosto come in una scatola dietro a un doppio fondo, nel suo paese di nascita, mentre forze dell’ordine e servizi lo cercano disperatamente.

Fin qui è quasi cinema mainstream, di genere e di cronaca, da qui in avanti la coppia di registi (che si è distinta fin qui per film personali come “Salvo” e “Sicilian ghost story”) costruisce una storia in bilico tra grottesco, commedia e realtà, ispirandosi agli scambi epistolari intrattenuti dal boss Messina Denaro con l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Il primo nel film ha il volto di Elio Germano, il secondo, con un nome di fantasia, ha la maschera e il riporto di Toni Servillo, e si trasforma in una macchietta, residuato della vecchia Dc di provincia, a tratti quasi tenera anche quando fa venire i brividi per quanto è rappresentativa di un tessuto politico e culturale che il nostro Paese conosce e dovrebbe ricordare.

“Iddu” immagina e racconta che l’ex sindaco, una volta uscito di prigione, venga contattato dai servizi segreti per riallacciare i contatti con il boss mafioso e quindi, una volta seguite le tracce dei pizzini, finisca per portare dritto dritto alla tana di Messina Denaro. Il tono, come detto, è sul filo del grottesco e della commedia, anche se la ricostruzione è serissima e ipotizza – appunto – un coinvolgimento diretto di apparati dei servizi nella latitanza del boss e, infine, nella sua cattura (ma questa parte, che la cronaca ci ha raccontato, non è nel racconto cinematografico, se non per un frame che ci riporta alla memoria l’immagine del latitante in montone e cappello bianco nel giorno dell’arresto).

Fabio Grassadonia e Antonio Piazza dimostrano una buona dose di coraggio con questo film che non è una “biografia” ma partendo da fatti reali e documentati (la corrispondenza tra Messina Denaro e l’ex sindaco è stata pubblicata) costruisce una storia immaginata e potentissima, che ricorda a tratti il cinema civile dei maestri del nostro cinema. Elio Germano è un Messina Denaro al crepuscolo anche se ancora potente, dubbioso e costretto in un retroscala, anche se guida i fili, altrettanto inquietanti e spaventose sono le figure dei politici e di chi gli dà la caccia. E di chi lo ha protetto per tanti anni. Che i baffoni e gli occhiali del grottesco non nascondono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA