Venezia, è subito botto con Clooney

Stasera primo tappeto rosso con il kolossal “Gravity”,

ma in Laguna tra big e outsider assieme alla fantasia

spiccano i tanti percorsi di lettura della realtà attuale

«Aspettatevi molte sorprese» è la promessa del direttore Alberto Barbera alla vigilia della 70esima edizione della Mostra del cinema di Venezia che si inaugura questa sera in Laguna. Sorprese come Gravity, per esempio, il film scelto per il primo tappeto rosso, un kolossal fantafilosofico diretto dal messicano Alfonso Cuaron con George Clooney protagonista. Subito una sferzata spettacolare per non far passare l’idea di un festival «che non sarà quaresimale né cupo» sempre a sentire Barbera.

Tre gli italiani in gara, un big e due outsider, tutti sul filo del disagio; il nome più noto è quello di Gianni Amelio, l’ultimo di casa nostra ad aggiudicarsi (15 anni fa) il Leone: ne L’intrepido racconta sul filo della commedia la storia di un disoccupato (Antonio Albanese) che sopravvive rimpiazzando chi si prende una pausa dal lavoro. Molto atteso è pure il debutto al cinema della regista teatrale Emma Dante, che con Via Castellana Bandera racconta una storia al femminile, in una Palermo quasi da film western: protagoniste due donne che si fronteggiano su un’auto in una strada troppo stretta. Il terzo italiano in concorso è invece una delle scelte coraggiose di Barbera: un documentario firmato dal talentuoso Gianfranco Rosi, che in Sacro Gra osserva forme di vita ai margini del Grande Raccordo Anulare.

I festival servono per gettare uno sguardo sul mondo e per provare a interpretarlo. Attraverso il cinema. C’è quindi molta attualità nei film selezionati, tanto vissuto di questi tempi, tra crisi, politica, disagio, temi riletti secondo i generi più diversi. I percorsi che possono essere trovati all’interno del programma sono quasi infiniti. Ci si può accostare partendo dalla nazionalità degli autori (trovando una robusto ritorno degli americani e una colonia anglosassone assai qualificata). O scegliendo la strada delle sezioni: oltre al Concorso, ci sono gli Orizzonti dedicati a linguaggi e registi emergenti, la Settimana della critica e le Giornate degli autori che sempre riservano grandi e bellissime sorprese e che in questa 70esima edizione si sono già segnalate per la scelta di molte opere prime.

Una mostra, quella veneziana, che cerca nuove angolazioni sulla Storia (il documentario sul segretario di Stato Usa Rumsfeld, ma anche l’atteso Parkland, ambientato nell’ospedale dove arriva John Kennedy in fin di vita), o attraversando come un lampo storie vere (Tracks, viaggio anche esistenziale di una scrittrice australiana che percorse 2.700 chilometri in compagnia di un cane fedele, come pure Philomena di Stephen Frears, in cui Judi Dench cerca per 50 anni il figlio che ha abbandonato); ancora casi letterari (Child of God, con cui James Franco regista porta in scena Cormac McCarthy), tematiche attuali (il thriller eco terrorista Night moves, l’algerino Les terrasses), per finire all’animazione di altissimo livello rappresentata dal maestro Miyazaki, ma anche dal Capitan Harlock in 3D.

Ma la caccia al film capace di lasciare il segno è aperta a tutte le sezioni. E nei 12 giorni di festival il nome da ricordare alla fine potrebbe essere quello di un esordiente, a dispetto dei tanti autori presenti. Non resta che aspettare che accomodarsi e aspettare il “buio in sala”.

Lucio D’Auria

VENEZIA 70 - «Aspettatevi molte sorprese» è la promessa del direttore Alberto Barbera alla vigilia della 70esima edizione della Mostra del cinema di Venezia...

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