Per i fan, innanzitutto. Ma non solo per loro. Sul grande schermo arriva - attesissimo dai primi - Warcraft, il film ispirato alla saga creata dalla Blizzard che - questo per il resto del pubblico dei non “tifosi” - è uno dei videogame che hanno completamente rivoluzionato il genere a partire dagli anni Novanta. E, visti i presupposti e le due posizioni di partenza, a film in sala le reazioni non possono che essere discordanti.
Autori e produttori partono da lontano, dopotutto «questa guerra è solo all’inizio» come è ribadito a più non posso sin dal titolo, e allora è Warcraft: Orcs & Humans, il primo, l’originale, a fare da filo conduttore a questo che dovrebbe essere il primo capitolo di una trilogi cinematografica. E i personaggi, le azioni, sono riferite a quella storia. Si narra dunque degli Orchi che, davanti alla distruzione del proprio mondo, cercano di invadere quello degli Umani, si narra di guerrieri, maghi, creature degli inferi, di scontri epici che ricalcano in tutto e per tutto quelli del videgioco.
Il punto però, come sempre in casi come questo, sta tutto qui: appagare l’attesa e il gusto del pubblico che ha già familiarizzato con il gioco o spostare l’attenzione sugli “altri”, da conquistare seguendo altre logiche? Per trovare una soluzione sembrava felicissima l’intuizione di affidare la regia a Duncan Jones che nel curriculum ha uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni (Moon) e nell’albero genealogico una cultura a molte facce che comprende l’eredità di un capolavoro come Space Oddity scritto dal padre David Bowie (oltre a una pratica da “giocatore“ dello stesso Warcraft). Insomma uno in grado di far convivere le due “anime” e di farle incontrare davanti allo stesso schermo.
Risultato raggiunto quindi? In parte sì. Anche con qualche sorpresa. Se infatti il giudizio del pubblico addicted non è stato sempre tenero con il film, l’accoglienza del pubblico che magari ha solo sfiorato la saga può essere migliore. Certo a Duncan toccava una “missione impossibile”: non poteva essere innovativo quanto lo era stato a suo tempo il videogame Blizzard per il suo mondo (insomma non poteva certo “ridisegnare” il fantasy al cinema arrivando dopo Il signore degli anelli), ma poteva – e questo ha fatto - dare uno sguardo più moderno e contemporaneo al genere introducendo dinamiche, tempi, costruzioni e un’estetica che non vengono dalla letteratura (come nel caso di Tolkien) ma dall’universo dei videogiochi.
Obiettivo raggiunto a metà quindi: in questo Warcraft si vedono le due anime “in gioco”, si respira lo scontro (non risolto) tra la parte riguardante gli Orchi, realizzata interamente in computer grafica, e quella degli Umani, con l’azione degli attori che non è altrettanto efficace. Restano, come marchio di fabbrica, la velocità figlia della serie “game” e l’incredibile realismo, anche cruento all’eccesso, dei combattimenti; i continui corpo a corpo che mettono lo spettatore come un giocatore “dentro” i singoli personaggi, che sembrano da loro comandati. Decisamente meno appassionante è invece il succedersi degli avvenimenti e degli intrecci nel regno degli Umani, che non è certo aiutato da un cast che è senza particolare spessore. I riferimenti comunque sono infiniti, gli scontri epici così come i legami e i rimandi ai generi “alti” e “bassi”. E, come detto, questo è solo l’inizio dello scontro e di una grande saga, che ha un seguito già ampiamente annunciato.
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