A Melegnano e San Donato scricchiola il Pd. Volti nuovi e proposte concrete per ripartire

Mentre a livello nazionale il vento della nuova segretaria Elly Schlein soffia forte e sta portando importanti consensi verso il partito, risalito nei sondaggi oltre la soglia del 20 per cento, nel Sudmilano per il Pd, uscito con le ossa rotte dalle elezioni amministrative della scorsa primavera a Melegnano e San Donato Milanese, dove pure ha ottenuto i migliori risultati di zona alle elezioni regionali di settembre, sono tempi di scricchiolii interni e di polemiche con le altre forze del centrosinistra.

Le ragioni delle tensioni sono note, anche se la nuova fase politica le ha riaccese con vigore soltanto ora, non a caso all’indomani del successo di Schlein, risultata vincitrice nelle primarie di entrambi i comuni: a Melegnano il Partito Democratico si spaccò prima del voto al momento della scelta di non ricandidare il sindaco uscente Rodolfo Bertoli (che si presentò comunque alle urne), favorendo così la vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Vito Bellomo; a San Donato, invece, i Democratici scelsero – pur fra non pochi mal di pancia – di capeggiare una grande coalizione con le liste moderate di centro e le forze ambientaliste e di sinistra a sostegno della corsa di Gianfranco Ginelli, uscito poi sconfitto dal nome nuovo della politica locale, Francesco Squeri, a capo di un’inedita formazione civica trasversale (e al ballottaggio appoggiata anche dalla destra) dietro cui figuravano anche elementi di area “dem” che non avevano gradito la scelta di continuità, senza svolgimento di primarie interne, con l’esecutivo uscente (dove Ginelli era vicesindaco).

A Melegnano a rinfocolare le polemiche ci ha pensato, nei giorni scorsi, l’ex sindaco “piddino” Bertoli, dopo la rinuncia al proprio seggio in consiglio di Marina Baudi, la candidata sostenuta dal Pd contro di lui alle elezioni 2022; a San Donato, invece, dove già c’era stato un cambio al vertice della segreteria all’indomani della sconfitta elettorale, lo strappo si è consumato fra il partito e le altre forze della coalizione, mai del tutto gradite a una fetta importante della classe dirigente democratica cittadina, ora allineata sulle posizioni della nuova segretaria nazionale. Uno strappo non senza conseguenze interne, vista la presa di distanza dello stesso Ginelli, che ha rinnovato la tessera a Peschiera Borromeo e non a San Donato.

Ora è evidente che ai cittadini tali dinamiche suonano oscure e, onestamente, interessano poco; il Pd – nel quale peraltro si sente da tempo l’assenza di una conduzione sovracomunale efficace – farà dunque bene a chiuderle in fretta e a rilanciare la propria azione politica, ringiovanendo i propri quadri ma soprattutto concentrandosi sui non pochi temi in agenda in entrambi i comuni, lanciando idee e proposte concrete (che arrivino alla cittadinanza) per affrontarli. È chiaro, tuttavia, che per farlo non potrà rinunciare a ricostruire il rapporto con le altre forze dell’area, dai Verdi al partito bicefalo di Renzi e Calenda, passando per i Cinque Stelle e le varie formazioni civiche di antica o nuova costituzione, senza le quali non può sperare di tornare competitivo alle prossime elezioni amministrative di fronte a un centrodestra che pare solido e unito. Tutto ciò dovrà camminare infine sulle gambe di figure nuove, o comunque fuori dai “giochi” delle più o meno recenti polemiche, capaci di ricompattare le energie disperse e di porsi in anticipo quali possibili candidati per la prossima tornata amministrativa. A livello locali i “volti” contano spesso più delle coalizioni che li sostengono, ma i cittadini devono cominciare a conoscerli – e apprezzarli - per tempo; non si trova sempre uno Squeri dell’ultimo minuto (forte del “credito” familiare e catalizzatore della voglia di “nuovo”) per far saltare il banco…

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