Editoriali / Lodi
Domenica 27 Novembre 2022
Caso Soumahoro, emblema della fragilità della politica
L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi
Auguro all’onorevole Aboubakar Soumahoro, che al momento non risulta indagato, di uscire indenne dagli accertamenti che la magistratura sta conducendo su due cooperative e che coinvolgono sua moglie e sua suocera. Così come gli auguro di non finire vittima del tritacarne mediatico in merito ad alcune vicende che invece lo riguardano direttamente, come la raccolta fondi per i regali di Natale in un campo di migranti o i rapporti economici tra il sindacato e i braccianti agricoli sfruttati nei fondi agricoli del Meridione. Al netto di queste premesse possiamo tuttavia affermare, alla luce di quanto stiamo leggendo in questi giorni sui giornali, che esistono quantomeno elementi di opacità. Lo hanno in qualche modo ammesso i leader dell’alleanza di sinistra Verdi-Sinistra, che alle politiche di settembre era alleata con il Partito democratico. Aboubakar Soumahoro era, insieme a Ilaria Cucchi, la punta di diamante di Verdi-Sinistra, una candidatura che è stata utilizzata come totem in forza dei messaggi positivi che il sindacalista dei braccianti ha trasmesso in questi anni di militanza sul campo, o forse sarebbe meglio dire nei campi.
Alla luce di quanto stiamo leggendo in questi giorni sui giornali esistono quantomeno elementi di opacità
Angelo Bonelli, per i Verdi, ha dichiarato che vige il principio del garantismo e dunque Aboubakar Soumahoro «non sarà sospeso», tuttavia «è urgente un confronto e deve spiegazioni non solo a noi, anche a chi lo ha votato». Nicola Fratoianni ha aggiunto che è bene «tenere sempre distinta, in modo molto netto, la vicenda giudiziaria dalla dimensione della politica, che riguarda le questioni del diritto del lavoro, e su questo io credo sia giusto avere un confronto diretto».
Concordo con Fratoianni, la questione di Aboubakar Soumahoro è tutta politica, è enorme e riguarda la capacità di selezione dei candidati da parte dei partiti
Concordo con Fratoianni, la questione di Aboubakar Soumahoro è tutta politica, è enorme e riguarda la capacità di selezione dei candidati da parte dei partiti. Il sindacalista al momento non è indagato, però dalle testimonianze e dalle interviste rilasciate in queste ore, anche da fonti autorevoli come la Caritas pugliese, emerge un quadro di contraddizioni circa la sua attività negli scorsi anni che pone interrogativi seri, e li sta suscitando anche tra quanti - fra cui Bonelli e Fratoianni - lo hanno candidato al parlamento, forse un po’ troppo frettolosamente visto quanto stiamo apprendendo - un po’ sbigottiti, ammettiamolo - oggi.
***
La vicenda di Aboubakar Soumahoro è solo lo spunto per riflettere su quanto sta avvenendo anche sui nostri territori. Assistiamo ormai da qualche anno all’allontanamento di una fetta della popolazione dalla vita politica e amministrativa di paesi e città. Un fenomeno che si esplicita con una scarsa affluenza alle urne, anche alle elezioni amministrative per eleggere i sindaci, e con una difficoltà marcata a trovare un numero adeguato di candidati presentabili e preparati, che siano disposti a impegnarsi per amministrate le comunità in cui vivono e in cui lavorano.
I partiti strutturati di epoca novecentesca faticano sempre più a organizzarsi sui territori e a pensare e mettere in pratica un vero rinnovamento nei corpi dirigenti, anche locali: il riferimento è ai due “partiti di massa” se così ancora si possono definire, Pd e Lega
A questo aggiungiamo che i partiti strutturati di epoca novecentesca faticano sempre più a organizzarsi sui territori e a pensare e mettere in pratica un vero rinnovamento nei corpi dirigenti, anche locali: il riferimento è ai due “partiti di massa” se così ancora si possono definire, Pd e Lega, che sono radicati nei nostri territori, hanno un numero ancora consistente di militanti ed esprimono numerosi sindaci e assessori, molto più di Fratelli d’Italia che cresce assai nei consensi ma deve ancora dotarsi di una capillare classe dirigente.
L’effetto di questa preoccupante deriva, che purtroppo sembra interessare tutto il Paese e in generale le democrazie mature, è che sempre più spesso assistiamo a elezioni amministrative con un solo candidato sindaco, a mandati che vengono svolti senza che vi sia una opposizione istituzionale (altra cosa è averla nei bar e nelle strade), a municipi che si trascinano lentamente verso il commissariamento e a sindaci (pochi per fortuna) che sembrano faticare a incidere sull’azione amministrativa.
Alla base di tutto ciò c’è - anche - un serio problema di selezione della classe dirigente
Alla base di tutto ciò c’è - anche - un serio problema di selezione della classe dirigente, perché se i partiti sono deboli e screditati agli occhi dell’opinione pubblica avranno meno capacità di far presa, meno antenne sui territori e dunque minor sensibilità, con il rischio di selezionare per ruoli di responsabilità collettiva figure inadatte. E questo deve interessare tutti noi perché un cattivo o inadeguato amministratore pubblico incide con le sue scelte sui nostri percorsi di vita. Giorno dopo giorno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA