I cattolici tornino in politica senza timori reverenziali

Il politico che rinuncia ai propri valori, in nome di una non meglio precisata libertà di coscienza, è figlio di una mentalità secolarizzata che vorrebbe premiare chi non si schiera, chi cerca il facile consenso sfruttando le emozioni del momento e proponendo soluzioni semplicistiche a problemi e temi epocali, che interrogano l’uomo nel profondo

La scorsa domenica il Papa parlando alla 50esima Settimana sociale a Trieste ha esortato i cattolici a un nuovo impegno in politica che passi per una partecipazione attiva per il bene comune. Jérôme Vignon, presidente onorario delle Settimane sociali di Francia, commentando il recente doppio passaggio elettorale transalpino si è chiesto, di fronte a un Paese diviso, cosa possono fare i cattolici. La risposta è anche in questo caso nel segno di un rinnovato impegno pubblico, come argine ai populismi e a una politica da “fast food” che guarda al risultatoimmediato e non sembra più in grado di pensare al domani, di parlare alle future generazioni.

L’esempio a cui guardare, nel nostro Paese, è quello che viene da cattolici come De Gasperi e La Pira, figure luminose che, abbinando sobrietà, rigore morale, competenza e visione hanno consegnato alla storia della politica pagine forse irripetibili.

In Italia siamo passati dal partito dei cattolici ai cattolici impegnati in politica, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, ma la sensazione è che dagli anni Novanta sia andato via via disperdendosi un prezioso patrimonio di esperienze e di identità costituitosi nel tempo grazie alla Dottrina sociale della Chiesa e tanti fulgidi esempi.

Nessuno vuole imporre la propria visione, ma credo sia profondamente sbagliato pensare a una subalterneità dei cattolici in politica, soprattutto alla luce della grave crisi reputazionale che quest’ultima sta oggi attraversando.

Il politico che rinuncia ai propri valori, in nome di una non meglio precisata libertà di coscienza, è figlio di una mentalità secolarizzata che vorrebbe premiare chi non si schiera, chi cerca il facile consenso sfruttando le emozioni del momento e proponendo soluzioni semplicistiche a problemi e temi epocali, che interrogano l’uomo nel profondo.

Quanto abbiamo bisogno in questo delicato frangente, in Italia e in Europa, di un rinnovato impegno dei cattolici in politica, che rappresenti un argine al populismo di estrema destra e di estrema sinistra e ponga nuovamente al centro istanze ritenute scomode, perché impegnative, come la difesa della vita, la famiglia e il drammatico inverno demografico, il futuro dei giovani, una pace giusta che non sopprima le ragioni dell’aggredito, una accoglienza solidale ma saggia, che eviti tensioni sociali e aiuti realmente il processo di integrazione.

Ripartiamo dai nostri valori, che sono i valori fondanti dell’Europa. Non sentiamoci portatori di un messaggio antiquato in un mondo che sembra parlare un’altra lingua. Rimettiamo al centro i temi portanti della civile convivenza, senza timori reverenziali. In Europa, in Italia, nei nostri Comuni, i cattolici tornino a impegnarsi, a partecipare alla vita pubblica, fieri di un modello di società che rifugge da semplificazioni estreme e da un linguaggio violento e sopra le righe.

L’impegno dei cattolici è l’impegno moderato, portato avanti con ostinata e convinta sobrietà: De Gasperi e La Pira sono modelli a cui ispirarsi, perché hanno saputo conciliare il messaggio che portavano con le loro azioni quotidiane, nobilitando il concetto più alto di politica, che significa impegno e dedizione nell’interesse della collettività.

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