Editoriali
Domenica 08 Settembre 2024
Il profilo istituzionale richiesto a chi guida il nostro Paese
L’editoriale Il punto del direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi
Matteotti, De Gasperi e Berlinguer sono tre esempi per quanti oggi rivestono incarichi pubblici. Il loro stile di condotta stride profondamente con quanto ci propone in questi ultimissimi giorni la cronaca politica
Giacomo Matteotti è nato il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine ed è morto assassinato a Roma il 10 giugno 1924. Deputato socialista, segretario del Partito socialista unitario, in precedenza è stato sindacalista, al fianco dei braccianti che lavoravano per un pezzo di pane con enormi fatiche nelle sue terre natie. Il 30 maggio 1924 in un discorso alla Camera dei Deputati denuncia pubblicamente le irregolarità delle elezioni politiche che avevano visto trionfare il Partito fascista di Benito Mussolini e che si erano svolte in un clima di feroce violenza. Al termine del suo discorso, rivolgendosi al compagno di partito Giovanni Cosattini, dice: «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me». Pochi giorni dopo viene assassinato da un commando fascista. Il 3 gennaio 1925, parlando alla Camera dei Deputati, Mussolini assume la «responsabilità politica, morale e storica» del clima nel quale l’omicidio Matteotti si è consumato.
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De Gasperi, considerato oggi tra i padri fondatori dell’Unione europea: una personalità che supera i confini nazionali e riesce a vedere un modello di convivenza e sviluppo per un intero continente
Alcide De Gasperi è nato il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, ai tempi all’interno dell’Impero Austro Ungarico. È morto il 19 agosto 1954 a Borgo Valsugana. Già deputato al parlamento austriaco, è stato esponente del Partito popolare italiano di don Sturzo. Arrestato durante il fascismo, viene emarginato dalla vita politica italiana. Al termine della Seconda guerra mondiale, tra i fondatori della Democrazia cristiana, assume ruoli di primo piano in Italia e in Europa, che ne fanno di lui non solo un politico, ma uno statista. È presidente del consiglio in otto governi dal dicembre 1945 all’agosto 1953. Attraverso il Piano Marshall lega l’Italia devastata dal secondo conflitto mondiale all’America e alle democrazie occidentali e garantisce la ricostruzione del suo sistema economico. Nei primi anni dopo la guerra l’Italia attraversa la fase della Costituente e del referendum monarchia-repubblica. E si apre all’Europa, grazie soprattutto alle intuizioni di De Gasperi, considerato oggi tra i padri fondatori dell’Unione europea: una personalità che supera i confini nazionali e riesce a vedere un modello di convivenza e sviluppo per un intero continente che aveva sperimentato due guerre fratricide in meno di mezzo secolo. Cattolico, nel 1993 viene proclamato Servo di Dio.
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Enrico Berlinguer è nato a Sassari il 25 maggio 1922 ed è morto a Padova l’11 giugno 1984. Cresciuto nell’antifascismo sardo, è segretario generale del Partito comunista italiano dal 1972 al 1984, deputato dal 1968 al 1984, europarlamentare dal 1979 al 1982. Riveste un ruolo di primo piano nel processo di allontanamento del Pci dall’Unione sovietica e propone un modello alternativo (eurocomunismo). Alla conferenza internazionale dei partiti comunisti tenutasi a Mosca nel 1969 dichiara che non esiste «un unico modello di società socialista». Nel 1976 in una intervista al «Corriere della Sera», riferendosi al patto atlantico e alla collocazione dell’Italia, dichiara: «Mi sento più sicuro stando di qua». È tra gli artefici del tentativo di compromesso storico con la Dc sulla strada di una collaborazione per le riforme sociali ed economiche necessarie al Paese. Alla fine degli anni Settanta solleva la questione morale (non sarà l’unico) che può essere interpretata come una critica al sistema dei partiti: «L’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle correnti, i quali oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela, privi di ideali, senza sentimento e passione civile».
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Per una strana coincidenza, il 2024 segna il centesimo, il settantesimo e il quarantesimo anniversario della morte di Matteotti, De Gasperi e Berlinguer. Pur su posizioni politiche differenti, hanno scritto la storia d’Italia e hanno adottato quel profilo che è richiesto agli uomini delle istituzioni. Un profilo fatto di moderazione, attenzione al linguaggio e ai comportamenti, nella consapevolezza che quando si rappresenta un Paese o un pezzo importante della sua società ci sono sempre ricadute pubbliche alle condotte della vita privata. Matteotti, De Gasperi e Berlinguer sono tre esempi per quanti oggi rivestono incarichi pubblici. Il loro stile di condotta stride profondamente con quanto ci propone in questi ultimissimi giorni la cronaca politica, con la triste vicenda di un ministro della Repubblica che deve andare in televisione a chiedere scusa alla moglie. In prima serata. Davanti a milioni di telespettatori.
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