Il report “Eduscopio” e la storia di Nour: contraddizioni della scuola sudmilanese

Il commento di Marco Ostoni

Eccellenza ed esclusione. Insieme, con una contraddizione terribile a dire tutta la complessità di un mondo, quello della scuola, troppo poco al centro dell’interesse delle istituzioni e costretto giocoforza a muoversi in autonomia - e spesso scompostamente, appesantito dai fardelli assurdi di una burocrazia elefantiaca e lontana mille miglia dai bisogni dei cittadini.

Le nuove “classifiche” di Eduscopio/Fondazione Agnelli sulla (ottima) qualità delle scuole superiori del Sudmilano (i tre licei e l’Itis Mattei dell’Omnicomprensivo sono tutti collocati nella parte alta di questa graduatoria) e la vicenda sangiulianese denunciata dal «Cittadino» della piccola Noir per cui non si trova una scuola disposta ad accoglierla sono la perfetta fotografia di quanto sopra. A tre settimane dal Natale non può non risuonare, in particolare, quest’ultimo increscioso episodio: sentire – nel 2022 e alle porte della grande metropoli meneghina – che per una bimba di origini marocchine non c’è posto nella scuola dell’obbligo perché arrivata tardi (la famiglia si è trasferita a settembre a San Giuliano, a iscrizioni ormai chiuse) e perché le classi sono tutte al limite della capienza di legge, lascia interdetti e – ce lo si consenta – indignati. È mai possibile, davvero, che si privi per mesi di un diritto fondamentale, occasione unica oltretutto di integrazione, una ragazzina di 8 anni? La soluzione si troverà presto, assicurano – solo dopo le vacanze natalizie però a quanto pare – ma davvero è stato necessario un intero trimestre per individuarla?

Davvero il motto latino di “dura lex sed lex” non si può bypassare con un pizzico di buon senso e la collaborazione di tutti – dal Ministero dell’Istruzione al Provveditorato, alle scuole e alle amministrazioni locali – davanti a una situazione in cui sono in gioco i diritti fondamentali dell’infanzia?

Facciamocela tutti questa domanda e cerchiamo di evitare che situazioni del genere possano riproporsi, facendo pressione affinché si introducano delle deroghe e/o dei percorsi emergenziali nella legislazione sulla scuola per intervenire tempestivamente dinnanzi a tali fattispecie. È questo, in fin dei conti, il ruolo della (buona) politica!

E visto che di (buona) politica si parla, una riflessione viene naturale rispetto a tutt’altro tema: la tutela dell’ambiente e la sua stretta interconnessione con la mobilità. Ciò soprattutto dopo le recenti scelte/prese di posizione assunte a vario livello, con non poche contraddizioni, sull’introduzione dell’area B a Milano e sul servizio ferroviario dei treni “passanti” a sud della metropoli. Una battaglia che dovrebbe essere comune, quella per ridurre il carico inquinante prodotto dal traffico su gomma, diventa ancora una volta occasione di spaccatura e identità politica, con il centrosinistra (al governo del capoluogo regionale e di Città metropolitana) che difende strenuamente la scelta dell’area B e spinge sulla Regione per potenziare il servizio ferroviario (leggi prolungamento dell’S1 fino a Piacenza e ripristino della linea S12 per e da Melegnano) e il centrodestra (al governo del Pirellone e di città quali San Giuliano e Melegnano) che invece invoca il ritiro dell’area B e stoppa/rallenta il rinforzo della mobilità su ferro.

Su temi del genere, invece di cavalcare in modo populistico le questioni (area B è, nei fatti, assai poco impattante viste le deroghe concesse e la possibilità di dotare i mezzi più vecchi di sistemi di registrazione degli ingressi che consentono la circolazione per un biennio previo abbonamento), non sarebbe opportuno ragionare insieme per trovare convergenze e dunque soluzioni condivise e realmente efficaci? C’è di mezzo qualcosa in più del consenso elettorale qui e ora; c’è di mezzo il futuro.

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