La sfida impegnativa del nuovo museo civico di Lodi

Lodi

Quale sarà il ruolo del nuovo museo di Lodi in via di realizzazione nel complesso dell’ex Linificio? Una risposta “plastica” a questa domanda è arrivata dalla mostra “Essere fiume”, allestita nello “Spazio 21” di via San Fereolo e inaugurata sabato scorso 5 aprile alla presenza di tanta gente e di tutti i protagonisti della complessa vicenda che, comunque andrà a finire, è destinata a lasciare un’impronta significativa nella vita sociale ed economica della città. Questo giornale ha già dato ampio risalto a questa mostra “preliminare” che, attraverso un percorso espositivo diviso in quattro sezioni tematiche, analizza le relazioni tra il fiume Adda e la storia di una comunità cresciuta lungo le sue sponde. Una mostra immaginata proprio per “assaggiare” il gradimento dei cittadini sull’ importante progetto del nuovo museo. Il sindaco Furegato, in un ampio intervento apparso recentemente su «il Cittadino», ha inquadrato bene l’obiettivo che l’amministrazione comunale si è prefissata per questo “museo nuovo”, illustrando il programma e la strategia di una complessa operazione culturale che mira a rendere sempre più attraente la nostra città, sollecitando nel frattempo tutti i cittadini a esprimersi liberamente con suggerimenti e/o critiche in merito. Che la sfida di questo “Opificio della cultura”, il contenitore che ospiterà il museo civico, l’archivio storico comunale e altri spazi polifunzionali dedicati a mostre e incontri culturali, continui a sollevare perplessità, soprattutto per l’impatto economico che potrà avere sui bilanci dell’ente comunale, è abbastanza normale e comprensibile, considerati anche i precedenti non certo di buon auspicio che in anni più o meno recenti hanno coinvolto l’ente comunale. In questo senso, conforta sapere che le difficoltà non sono ignorate e che si è da qualche tempo al lavoro per definirne la governance e costituire un pool d’istituzioni, enti privati, forze sociali ed economiche del territorio per sostenere concretamente la complessa sfida.

L’azzardo del nuovo museo

Siamo davanti a una vera impresa che, come scritto dal sindaco Furegato, «intende ridare dopo vent’anni un museo nuovo alla città, proponendosi anche all’area metropolitana come comunità ideale dove vivere, lavorare e investire». Un sogno, un azzardo? Forse. Tuttavia, bisogna pure ammettere che sono stati proprio i visionari a far camminare la società. Noi preferiamo guardare ai dati, questa volta pubblicati da Eurostat, che attestano che l’Italia, nel 2022, ha speso 8,9 miliardi di euro per la cultura, pari allo 0,8% della spesa pubblica. Dato, tendente al ribasso, che ci colloca fra gli ultimi rispetto ai grandi paesi europei, come Spagna, Francia e Germania. Che la cultura paghi e sia un motore formidabile per unire la struttura sociale di una città e di un territorio, è ormai un fatto assodato da tempo. Tutti i dati disponibili indicano che l’Italia continua a essere una delle destinazioni principali per chi è interessato alla cultura con un incremento costante nel numero dei visitatori nei musei, siti archeologici e nei luoghi storici. Non solo in città d’arte rinomate, come Roma, Firenze e Venezia ma ora il turismo culturale si va estendendo sempre più anche alle piccole città e borghi meno conosciuti per riscoprire tradizioni, gastronomia e patrimoni storici locali senza essere soffocati dalle grandi masse di visitatori. E qui, Lodi e il suo territorio, con i suoi tesori poco conosciuti e le anse dell’Adda, ha molte carte da giocare, come peraltro recentemente dichiarato dall’assessore regionale del Turismo, Barbara Mazzali, durante il suo recente tour istituzionale nel lodigiano.

Manca qualcosa alla storia della città

Comunque, accogliendo l’invito del sindaco alla partecipazione, mi permetto un piccolo suggerimento per quanto concerne il contenuto del prossimo museo che aprirà in piazza Forni. Pur condividendone il criterio generale che s’intuisce dalla mostra “Essere Fiume”, mi sembra che manchi qualcosa d’importante per la storia della nostra città. Nei percorsi tracciati, non si fa menzione della storia della scuola e dell’istruzione in Lodi e nel territorio circostante. Eppure, Lodi, con l’apertura della Scuola Normale Maschile già nel 1860, e di quella Femminile pochi anni dopo, in cui si formarono generazioni di “maestri” e “maestre”, godeva di una grande reputazione nell’ambito dell’educazione scolastica, sostenuta anche da altri prestigiosi collegi privati che attiravano molti giovani pure dalle altre provincie. Soffermandoci solo sulle scuole superiori più antiche della città, non possiamo ignorare il Liceo Classico “Verri” e l’Istituto Tecnico “Bassi”, entrambi sorti fra il 1860 e il 1861 ed evoluti nel tempo mantenendo fino ai giorni nostri una reputazione consolidata. La nostra città, nei quarant’anni che separava l’Unità d’Italia dal nuovo secolo, eccelleva anche per l’offerta formativa di base che partiva dagli asili infantili per passare attraverso le scuole elementari comunali cui si affiancavano corsi serali per operai e domenicali femminili e maschili. Ecco perché, dedicare un settore del nuovo museo anche alla storia dell’istruzione nel nostro territorio avrebbe un grande senso. Che la scuola sia un’istituzione che esercita un grande impatto sulla società e sulla cultura è una cosa che nessuno può negare. Attraverso la storia della scuola e l’evoluzione dell’istruzione si possono esplorare le politiche educative, approfondire le disuguaglianze sociali e le trasformazioni culturali nel tempo. In tutto questo la comunità locale potrebbe essere coinvolta con storie e oggetti che rappresentano le esperienze di studenti e insegnanti nel corso degli anni, trasformando il museo in un luogo di conoscenza e di connessione per tutti. Esempi significativi di musei dedicati alla scuola ne esistono diversi in Italia, non solo nelle grandi città. Questi musei, non conservano solo la memoria storica delle scuole, ma offrono anche attività didattiche e laboratori per visitatori, rendendo l’esperienza educativa interattiva e coinvolgente.

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