Le carte che Lodi può giocare per uscire dall’anonimato

Il commento di Osvaldo Folli

Nel remoto passato piccole città come Amalfi, Pisa e Venezia hanno saputo esercitare un fascino e un’attrattiva particolare tanto da diventare punto di riferimento mondiale. Venezia, in particolare, all’inizio del XVI secolo, con circa 120mila abitanti, era considerata il primo porto del Mediterraneo ed estendeva la sua influenza sull’Istria e la Dalmazia, fino ad arrivare alle isole greche. Tranquilli, questa introduzione non intende accostare Lodi a queste famose città d’arte, ma soltanto evidenziare come il numero di abitanti non sia il solo indice da prendere in considerazione per definire il grado di gradimento di una città.

Allora, trovare un punto di mezzo ove collocare la nostra cittadina che, nonostante le tante magagne, possiede attrattive non indifferenti, potrebbe essere un esercizio che vale la pena portare a compimento.Sulla “vivacità” delle attività attrattive della città si è già espresso recentemente il direttore di questo giornale, Lorenzo Rinaldi, evidenziando in particolare tre eventi in grado di lasciare il segno anche nei prossimi anni sia per il ritorno economico sia per il grado di visibilità che garantiscono: Le Forme del Gusto, il Festival della Fotografia Etica e la Orfeo Week. Oltre all’indubbio successo di queste e altre proposte similari (il Palio di Lodi, la Rassegna Gastronomica del Lodigiano, Il Fiume di Libri e il promettente progetto di Lodi Murata che, se pienamente realizzato, potrà garantire un “viaggio nel tempo” di grande attrattiva per un turismo di giornata), è ugualmente certo che il richiamo di una città che ambisce a uscire dall’anonimato si debba giocare anche sulle sue bellezze storiche e artistiche di un certo rilievo. E su questo punto Lodi può mettere sul piatto delle fiches notevoli, come il Tempio Civico dell’Incoronata (forse il monumento più attraente della città), gli ex Conventi di San Domenico e di San Cristoforo, ora sede della Provincia di Lodi, la stessa chiesa di San Cristoforo, trasformata a sede prestigiosa di mostre culturali, la chiesa di San Francesco, la piazza Mercato e molto altro ancora. Le tracce del passato si ritrovano poi in tanti altri luoghi inattesi e angoli nascosti, come antichi palazzi nobiliari, fascinose piazzette, chiese ricche di opere d’arte interessanti, chiostri di antichi ospedali, spazi culturali suggestivi come il nuovo polo espositivo della Fondazione Cosway e l’ex “Cavallerizza”, per finire con la bellissima Biblioteca Laudense ospitata nel complesso di San Filippo colma di antichi “tesori”.

Piazza Vittoria il cuore della città

Su tutto emerge la grande piazza della Vittoria che racchiude il nucleo più antico della città su cui si affaccia la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta. «Uno slargo quasi quadrato ma perfettamente armonioso. Lo si deve abbracciare per intero per capire cos’è una pazza padana… Qui c’è il distillato di Lodi, la sua castigata bellezza, la sua pudica monumentalità». Così scriveva nel 1966 Giuseppe De Carli in “Arrivederci”, rivista mensile di bordo, descrivendo la piazza principale di Lodi. Chissà se oggi si esprimerebbe ancora con le stesse parole osservando una piazza completamente trasformata nelle sue funzioni, un luogo che richiama sempre più un grande bazar piuttosto che uno spazio urbano prezioso da preservare con cura per evitare l’effetto “Torre di Babele”, ove ognuno è libero di fare ciò che vuole. Una situazione critica, questa, ampiamente nota e raccontata anche recentemente da Federico Gaudenzi sul «Cittadino» del 3 ottobre scorso. Il cuore della città con il suo acciottolato (il “rissad”) fortemente degradato è soltanto l’aspetto più eclatante di un contesto problematico sotto molti aspetti che investe un po’ tutto il centro storico della città. A questo riguardo ci si potrebbe domandare anche perché si sia deciso di trasferire qui, tempo fa, le bancherelle del mercato quando i nostri avi, sapientemente, avevano pensato per questa funzione a una piazza dedicata allo scopo. Possiamo risponderci immaginando che anche le città cambiano e mutano aspetto nelle loro esteriorità (ristrutturazioni, nuove costruzioni), così come nella loro funzionalità, adeguandosi alle nuove esigenze della gente che la abita, anche se ciò non sempre va nel senso di migliorare la qualità della convivenza. Una riflessione su questi temi ci sembrerebbe opportuna da parte dei governanti comunali perché la nuova Lodi non attende e sta già prendendo forma sotto i nostri occhi senza che ancora se ne abbia una percezione precisa.

La città del futuro

La Lodi del futuro, immaginata dai nostri amministratori e in parte già in via di realizzazione, è certamente affascinante, rasentando in alcuni casi l’utopia. Visionaria la proposta per l’ex piscina Ferrabini (anche se in parte contestata da un gruppo di cittadini), destinata a trasformarsi in un Lido balneare di primordine. Rivoluzionario il progetto faraonico, già avviato, dell’Opificio della Cultura che occuperà il posto dell’ex Linificio ospitando il nuovo Museo civico, l’Archivio Storico e molto altro ancora, ma con costi di gestione tali da togliere il sonno ai responsabili. Suggestiva l’idea progettuale destinata a trasformare radicalmente l’area di piazzale Matteotti. Di grande utilità il raddoppio, quasi compiuto, del sottopasso di via Nino Dall’Oro, destinato a cambiare volto a un angolo cruciale della città. In questa direzione possiamo inserire anche altri progetti rilevanti in via di realizzazione, come la costruzione della nuova scuola Einaudi nel quartiere di San Bernardo, per opera della Provincia di Lodi, e il completamento dello Zucchetti Village con la futuristica palazzina di legno e vetrate su cinque piani che andrà ad affiancarsi al “Pirellino”, sede dell’importante Software house. Per contrappeso non si possono ignorare i tanti punti critici in grado d’impattare negativamente sul gradimento di una città che aspira a un ruolo turistico di primo piano. Sono molte, infatti, le ferite che stentano a rimarginarsi. Ma, per queste, basta scorrere le pagine delle lettere a questo quotidiano per farnese un’idea. Tutto ciò, però, nel bene e nel male, dà comunque l’idea di una cittadina viva e in movimento che guarda con un certo ottimismo al futuro prossimo. Speriamo che la direzione sia quella giusta.

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