Editoriali / Lodi
Martedì 22 Ottobre 2024
Le fotografie etiche di Lodi infrangono la banalità
Un percorso per riscoprire anche la bellezza che ci circonda
Si può raccontare l’umano attraverso un’immagine? È possibile narrare quello che Cassirer definisce «l’aggrovigliata trama dell’esperienza umana» con una fotografia? Questa è la sfida che il Festival della Fotografia Etica di Lodi ha accolto da oltre 15 anni, trasformandosi in un evento nazionale e punto di riferimento nel panorama del fotogiornalismo. La scommessa è audace e, sotto molti aspetti, ambiziosa: penetrare con la forza di uno sguardo le profondità dell’esistenza, infrangere la superficie delle banalità per accedere al mistero avvolgente delle cose, all’abisso dei fatti, al cuore degli eventi. Si invita a raccontare, attraverso un’istantanea, tutto ciò che esisteva prima e ciò che verrà dopo quell’attimo catturato dalla macchina fotografica.
Descrivere movimenti, processi, eventi, piccoli o grandi, attraverso poche immagini, mantenendo una fedeltà al reale e facendo emergere il senso autentico è una sfida non da poco.
Eppure, considerando il successo che il festival ha riscosso nel corso degli anni, è lecito ipotizzare che questa scommessa sia stata vinta. Non si tratta solo di un aumento dei visitatori; basta visitare una delle numerose mostre esposte nella nostra città per cogliere la forza dirompente di quelle immagini, capaci di spalancare nuovi orizzonti, di aprire finestre su realtà a noi sconosciute, facendoci sentire cittadini di un pianeta complesso di cui spesso sappiamo poco. Percorrere le molte sale espositive diventa dunque un’opportunità per intraprendere un viaggio straordinario attorno al mondo, scoprendo luoghi, ambienti e persone di cui ignoravamo l’esistenza. Si tratta di posti talvolta lontani ed esotici, così distanti dalla nostra percezione che fatichiamo a comprenderne il contesto e il significato. Altre volte, si raccontano sofferenze terribili che hanno segnato la nostra storia: guerre, conflitti, catastrofi naturali, eventi emergenziali, ecc. Altre volte ancora ci sono storie apparentemente ordinarie, vicine a noi, quasi accadute dietro l’angolo, appena fuori dell’uscio di casa, che però non hanno mai trovato spazio nei titoli della stampa. Visitare la mostra offre la straordinaria possibilità di sentirsi cittadini del mondo, oltre ogni barriera, tribù e pregiudizio; è uno sguardo sul nostro pianeta, che non coincide esattamente con quello offerto dai mezzi di informazione ufficiali e dalla cultura mainstream occidentale. È l’occasione per aprire gli occhi su quanto accade attorno a noi in questo piccolo villaggio globale che è diventato il nostro mondo, indossando occhiali non sfocati, capaci di non distorcere la realtà e di non censurare ciò che può disturbare.
Il festival, a bene vedere, si trasforma anche in un’opportunità per un esercizio che spesso trascuriamo nelle nostre vite: l’osservazione attenta e meticolosa del reale. Quelle grandi stampe fotografiche offrono un percorso di educazione visiva, allenando il nostro sguardo a riconoscere, apprezzare e onorare tutto ciò che si manifesta davanti ai nostri occhi. È una strategia efficace per imparare a cogliere la straordinaria bellezza, spesso disattesa, che affiora nella quotidianità della nostra vita. C’è bellezza attorno a noi, se solo abbiamo i sensi pronti a osservarla e ad ammirarla. A volte si manifesta in un tramonto, un fiore appena sbocciato o una foglia che cade dal ramo; altre volte, è il volto affaticato di nostra moglie o il sorriso timido di nostro figlio; oppure il cielo dopo un temporale, gli occhi smarriti di un passante, un colpo di colore su un edificio, un gesto inatteso al supermercato, un tocco o un abbraccio sorprendenti.
C’è vita attorno a noi: vita densa, profonda, ricca ed emozionante. Serve solo uno sguardo vigile e pronto per accoglierla!
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