Le vittime della siccità e la sete dell’intelligenza artificiale

IL COMMENTO Anche i giganteschi server di Internet hanno bisogno dell’acqua per non fermarsi

“Acqua alle funi!”: era ieri il comando perché le grandi corde si tendessero al massimo per completare l’innalzamento di un obelisco. “Acqua ai computer!” è oggi il grido per evitare alle “macchine intelligenti” il surriscaldamento e quindi il blocco. Cambiano gli scenari ma “sorella acqua” si trova sempre al centro di scelte decisive. “Serve molta acqua per raffreddare i centri di stoccaggio dati. La grande sete dell’intelligenza artificiale”: questa la titolazione di un articolo apparso il 9 settembre su «L’Osservatore Romano» in cui si poneva con preoccupazione in risalto lo stress idrico dovuto alla necessità di avere efficienti “torri di raffreddamento” negli impianti di tecnologia avanzata. A Milano - riferiva il 14 agosto il quotidiano on line Greenreport - nella notte tra il 12 e il 13 agosto la mancanza d’acqua ha provocato un surriscaldamento che ha mandato in panne il data center principale creando danni e disagi dei quali i responsabili hanno poi chiesto scusa ai clienti. «Milano - scrive Greenreport - ha fatto emergere platealmente un dato finora sommerso: tecnologie e intelligenze artificiali non esisterebbero senza l’utilizzo dell’acqua poiché i sistemi intelligenti funzionano grazie alla refrigerazione liquida». Il fatto è accaduto in un periodo di siccità quando l’invito a non sprecare acqua era continuamente ripetuto e le autobotti facevano la spola per rifornire di acqua le comunità rimaste all’asciutto.

La tutela e la difesa di un bene comune universale che si chiama acqua non possono essere trascurate nella transizione digitale e in quella ecologica. Sono molte le iniziative a carattere scientifico e divulgativo promosse da organismi internazionali e nazionali per sensibilizzare l’opinione pubblica: la prossima, il “Festival dell’acqua”, si tiene a Firenze dal 24 al 26 settembre. Non si tratta di frenare il progresso ma è doveroso vigilare, anche da parte dell’opinione pubblica, perché nel suo procedere non schiacci diritti, non calpesti l’ambiente, non provochi ferite all’umanità e alla sua casa come sta avvenendo con i numerosi e dimenticati scontri per l’acqua. Non fanno paura la scienza e la tecnologia, sono però da temere quei poteri che le gestiscono con obiettivi che poco o nulla hanno a che fare con il bene comune. Per questo è importante tenere alta la guardia sui fatti, informarsi, conoscere, valutare e unire la propria voce a quella di organizzazioni, spesso con molti giovani, che sono sentinelle pronte ad allertare una società distratta e una politica senza visione. La grande sete dei computer e la grande sete di popolazioni vittime della siccità dicono quanto sia alta la posta in gioco.

*giornalista, già direttore AgenSir

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