LODI Le parole di Uggetti in un partito frastagliato

L’ex sindaco del capoluogo è intervenuto a Cesena alla convention di Energia popolare, l’area del Pd guidata da Stefano Bonaccini

Nei giorni scorsi si è svolta a Cesena la convention di Energia popolare, l’area del Pd guidata da Stefano Bonaccini. Sul palco, tra gli altri, è salito l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, fresco di sentenza di assoluzione per il caso-piscine che gli è valso l’arresto, la carcerazione e una trafila giudiziaria durata sette anni. Inevitabile quindi che Uggetti facesse riferimento alla sua travagliata esperienza personale, declinandola in tema politico, peraltro assai scivoloso per un partito nel quale convivono diverse anime, non tutte allineate in merito all’argomento giustizia.

A Cesena, sul punto, l’ex primo cittadino lodigiano non ha detto nulla di nuovo, semmai ha ribadito il concetto che la politica non può essere subalterna alla magistratura, anche perché pure i giudici possono sbagliare. «Sulla giustizia il Pd ha una subalternità culturale che non mi piace - queste le sue parole -. Quando i magistrati sbagliano bisogna avere il coraggio di dirlo». Un’affermazione salutata dagli applausi della platea, la stessa che ha accolto in maniera fredda la nuova segretaria Elly Schlein e che dunque era parziale, nel senso che non rappresentava per intero i sentimenti del principale partito di opposizione.

Non a caso le parole di Uggetti - certamente sferzanti - rischiano di non essere unanimemente accettate all’interno del Pd. Al netto della solidarietà per il caso personale, nel Pd rimangono frange che - volendo seguire il pensiero di Uggetti - se proprio non sono subalterne alla magistratura quantomeno in passato ne hanno fatto strumento di lotta politica o almeno di “violenta” polemica nei confronti degli avversari, in primo luogo di Silvio Berlusconi.

L’altro tema assai scivoloso toccato da Uggetti è stato quello di Matteo Renzi. Queste le sue parole, chiarissime, che valgono più di qualsiasi commento: «Non sono mai stato un renziano, ma Renzi, che è stato il nostro segretario, non può essere additato di tutti i mali del mondo. Io ora faccio l’imprenditore e senza Jobs Act fare fatica». Una bordata a quanti nel Pd vedono nell’ex sindaco di Firenze un nemico più che un avversario, accusandolo di aver trattato al Nazareno con il nemico “numero uno” - ancora una volta Silvio Berlusconi. Una provocazione anche a quanti nel Pd sono sulle posizioni della Cgil in tema di lavoro e dunque contro il Jobs Act.

Tanto la giustizia, quanto la “riabilitazione” di Renzi, sono temi che hanno intercettato consensi a Cesena: ma non sono i consensi di tutto il Pd, bensì solo di una parte, da valutare quanto ampia.

Quanti, ad esempio, professano la necessità di un’alleanza elettorale con il Movimento 5 Stelle per sconfiggere Giorgia Meloni, vivranno con un certo imbarazzo non tanto il riferimento ai magistrati che possono sbagliare quanto quello alla bontà del Jobs Act. Anche se in politica tutto è relativo e la memoria è corta, è difficile pensare che i seguaci di Beppe Grillo possano aver cambiato idea sul politico fiorentino, a cui il fondatore dei 5 Stelle aveva detto nel febbraio 2014: «Sono venuto a dimostrarti la nostra totale indignazione per quello che rappresenti: noi siamo coerenti tu non sei credibile. Tu sei una persona buona, però rappresenti un potere marcio. Noi faremo degli errori ma siamo coerenti. Noi non prendiamo soldi». Resta da capire se Elly Schlein, chiamata a tracciare la linea del Partito democratico, si ritrovi maggiormente nel pensiero di Uggetti o in quello del comico genovese. Ad oggi non è dato sapersi.

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