Editoriali
Giovedì 24 Novembre 2022
Lotta alla crisi climatica, siamo ancora in ritardo
Il commento di Andrea Poggio
In 20 anni sono stati registrati 7.348 disastri naturali che hanno coinvolto oltre 4 miliardi persone, soprattutto povere, con 2.970 miliardi di dollari di perdite economiche. In Pakistan le alluvioni d’agosto hanno provocato oltre 1.500 morti e 50 milioni di sfollati. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sostiene che ai Paesi più poveri servono fino a 340 miliardi di dollari all’anno per adattarsi ai cambiamenti climatici, costi sono dieci volte superiori ai finanziamenti che queste nazioni ricevono.
Mai, come in questa 27esima conferenza mondiale sul clima di Sharm el-Sheikh, le disuguaglianze peseranno sul risultato. L’Italia si è limitata a promettere appena 300 milioni all’anno di aiuti per le politiche di adattamento, confermando le decisioni di Draghi, dimenticando che l’aggravarsi della crisi climatica spingerà più popoli a migrare.La presidente Giorgia Meloni incontra il dittatore d’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, per assicurarsi futuri contratti gas e petrolio. In Italia il governo promette nuove trivellazioni in Adriatico, dimenticando che ai tempi del referendum scese in piazza per impedirle, quando era il governo Renzi a volerle.
Alla conferenza di Sharm el-Sheikh l’Europa, ha accettato di finanziare il fondo “loss and damage”, per coprire i danni dei cambiamenti climatici nei paesi più poveri, riconoscendo per la prima volta dopo trent’anni la responsabilità delle nazioni che da più tempo hanno inquinato il pianeta. Si sblocca il terzo dei caposaldi delle politiche ONU per arginare la crisi climatica, mentre ancora sui primi due (adattamento e mitigazione) si arranca. Serve a poco coprire i danni delle catastrofi se intanto andiamo avanti a bruciare metano, gasolio e carbone, ha ricordato la presidente Ursula von der Leyen.
In Italia non è ancora operativo il “Piano nazionale di adattamento” per prevenire le catastrofi, la bozza giace nei cassetti ministeriali dal 2018. Bruciamo tanto gas che nei primi 3 trimestri l’Eni ha superato i 10 miliardi di profitti, mentre le famiglie hanno già impegnato un mese di stipendio per pagare gli aumenti delle bollette. Meglio sarebbe aiutare gli italiani a dipendere sempre meno dal metano per il riscaldamento, sostituendo pian piano tutte le caldaie a gas con pompe di calore e pannelli solari sia termici che fotovoltaici su ogni tetto. Altro che nuove caldaie a gas!
Dovremo sostituire il gasolio e la benzina con auto elettriche, ma soprattutto treni, metropolitane, bici e monopattini. Il governo tedesco ha promosso abbonamenti a 9 euro al mese al trasporto pubblico regionale e ora, finiti i soldi, a 49 euro al mese. Così 50 milioni di tedeschi questa estate hanno usato di più treni e bus, tanto che l’offerta di trasporto pubblico si è dimostrato insufficiente, anche se quadrupla rispetto alla nostra.
Da noi, dove TreNord funziona male e costa di più, il governo ha regalato più soldi (3 miliardi) ai concessionari per vendere a un milione di famiglie auto nuove anche a combustione. Conclusione? Solo le famiglie più abbienti hanno l’auto nuova, per gli altri, quando i treni sono scomodi o assenti, solo auto usate e inquinanti e tagli su treni e autobus.
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