«Non diamo per scontata l’Europa unita»

Il commento di Marco Zanoncelli

Resto convinto che ci stiamo un po’ troppo abituando all’esistenza dell’Europa comunitaria, a quella istituzione transazionale che è stata, senza alcun dubbio, una delle più grandi invenzioni politiche del dopoguerra. Siamo una generazione che è nata e cresciuta con la comunità europea, che l’ha sempre sentita, nel bene e nel male, presente nelle proprie vite, che ha imparato a conoscerla, a criticarla o ad ammirarla, a percepirla come un dato fattuale della propria vita, come una costante e, ahimè, come una ovvia consuetudine.

L’Europa unita invece è stato un progetto, o forse sarebbe meglio dire un sogno, una visione ed una speranza che i padri costituenti hanno alimentato e poi realizzato non senza una buona dose di immaginazione e azzardo.

Pensare che nazioni che fino a pochi decenni prima si erano combattute atrocemente, potessero, ad un certo punto della loro storia, condividere interessi economici, sociali, politici e monetari è stata una scommessa tutt’altro che scontata. Pur tra mille difficoltà, tentennamenti e regressioni, siamo diventati un unico grande continente, in cui è possibile circolare senza barriere, che può usare una sola moneta, che possiede un’unica carta valoriale frutto del ricchissimo passato culturale del Vecchio Continente, che possiede legislazioni comuni, diritti e doveri goduti in ogni angolo delle sue terre e soprattutto che garantisce una convivenza pacifica per tutti coloro che abitano i suoi confini. C’è ancora molto da fare? Certamente! La strada per una vera e stabile integrazione è ancora molta, ma ogni tanto credo faccia bene guardarsi indietro per riconoscere ed onorare tutto quello che è stato raggiunto e realizzato.

In questi giorni siamo stati tutti stati chiamati a partecipare all’elezione del nuovo Parlamento Europeo: anche questa mi pare una novità straordinaria nella millenaria storia del nostro continente. Centinaia di milioni di persone eleggono all’unisono una camera legislativa che le rappresenta non come cittadini di singoli Stati ma come membri di un’unica comunità politico-culturale.

La sfida dell’Unione Europea è stata quella di tentare di tradurre in pratica un dispositivo semplice sulla carta ma impervio nella realtà: quello secondo cui i confini non delimitano spazi di ostilità ma soglie di incontro, quello secondo cui le differenze non divengono ragioni di conflitto ma bacini di ricchezza, quello che è capace di individuare nel comune passato storico e culturale le radici profonde e vitali della nostra coappartenenza e coesistenza. Difficile, penso, immaginare un progetto più ambizioso e, a suo modo utopistico: avete mai visto fratelli che in una famiglia si sono fatti la guerra fino a poco tempo prima, acconsentire di tornare a vivere sotto lo stesso tetto, accettando regole comuni e norme che, volenti o nolenti, limitano i propri spazi di libertà? Ecco, questo è quello che è accaduto con il sogno europeo di Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, del francese Jean Monnet e Robert Schuman, del lussemburghese Joseph Bech, del tedesco Konrad Adenauer e del belga Paul-Henri Spaak e con loro di moltissimi altri.

Siamo una comunità politico-culturale che fonda la propria esistenza sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e dei diritti umani. In un mondo sconvolto da violenze, guerre, dittature, discriminazioni e populismo, l’Europa Unita resta un segno concreto di speranza, frutto di quella cultura umanista che l’ha generata.

Come scritto nella sua Carta, la comunità europea si impegna a promuovere la pace, ad offrire libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, a conseguire uno sviluppo sostenibile, a proteggere e migliorare la qualità dell’ambiente, a promuovere il progresso scientifico e tecnologico, a lottare contro l’esclusione sociale e la discriminazione, a promuovere la giustizia e la protezione sociale, la parità tra donne e uomini e la tutela dei diritti del minore e a rispettare la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica.

Nonostante gli innumerevoli tradimenti e fallimenti, che sono ahimè, sotto gli occhi di tutti, l’Unione Europea resta un grande sogno che ci sta davanti, un ideale, forse illusorio ed un po’ utopico, che è ancora capace di smuovere menti e cuori in questo tempo di passioni tristi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA