Editoriali / Lodi
Domenica 22 Settembre 2024
Sanità, gli esempi positivi meritano
di essere copiati
L’editoriale Il punto del direttore Lorenzo Rinaldi
Sanità. Ci sono anche belle notizie. Due arrivano da fuori territorio ma vale la pena di raccontarle perché potrebbero essere esempi positivi da copiare anche da noi. Entrambe vanno nella direzione di svuotare i Pronto soccorso dai codici minori, in modo che i pochi medici disponibili possano concentrarsi sulle reali urgenze e che i pazienti non debbano attendere ore per una visita, andando poi a esacerbare un clima che in ambito sanitario è già surriscaldato di suo in tutta Italia.
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«Continuità assistenziale, reclutati 201 medici» titolava lo scorso 18 settembre «L’Eco di Bergamo» con grande evidenza. «La nuova Centrale unica di continuità assistenziale (Ca) della provincia di Bergamo, attiva dal 6 luglio scorso, sembra aver imboccato la strada giusta, anche se non mancano criticità», scrive il giornale orobico. Che precisa: «I dati della Bergamasca di questi primi tre mesi forniti da Areu mostrano un’attività intensa della centrale unica: 6.563 chiamate gestite a luglio, 8.329 ad agosto e 2.088 a settembre (dall’1 all’11 settembre). Un significativo 56 per cento delle chiamate è stato risolto da remoto (cioè al telefono, ndr). Le visite in ambulatorio di Continuità assistenziale rappresentano il 33 per cento delle richieste, un netto calo rispetto al passato, mentre gli invii all’emergenza sanitaria sono stabili al 10 per cento, divisi tra l’8 per cento di accessi autonomi al Pronto soccorso e il 2 per cento di interventi con attivazione dell’ambulanza da parte del medico. Le visite domiciliari si mantengono all’1 per cento».
Tutte rose e fiori? No, perché nei periodi di maggior affluenza - le valli bergamasche in estate vedono aumentare il numero dei residenti in maniera esponenziale - il personale sanitario è risultato insufficiente: tuttavia i risultati sono sotto gli occhi di tutti e, a fronte della cronica carenza dei medici di famiglia, si è riusciti a evitare che una parte di quanti avevano problemi di salute non gravi andasse ad affollare i Pronto soccorso.
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Spostiamoci in Emilia Romagna. Il quotidiano «La Libertà» di Piacenza lo scorso 13 settembre dava con enfasi questa notizia: «Con i Cau il Pronto soccorso è più agile: 35 per cento di pazienti in meno da inizio anno».
Poi, nel corpo dell’articolo, si spiega: «Continua ad attenuarsi la pressione sui Pronto soccorso dell’Emilia Romagna grazie all’effetto positivo dei Cau, i 42 Centri di assistenza urgenza voluti dalla Regione e realizzati su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, per rispondere ai bisogni e alle urgenze a “bassa complessità clinica e assistenziale” dei cittadini». Il bilancio dice «che Piacenza (insieme a Parma) spicca per numero di pazienti intercettati, -35 per cento di accessi in meno ai Pronto soccorso».
«Nei primi nove mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente - evidenzia «La Libertà» - gli accessi in codice bianco nei Pronto soccorso sono diminuiti mediamente in regione del 20 per cento, quelli in codice verde del 10 per cento e si avviano verso quota 400mila i pazienti - l’85 per cento dei quali tra i 18 e i 65 anni - che si sono rivolti ai Centri di assistenza urgenza da quando hanno avviato la loro attività nel novembre 2023».
Quanto alla sola Piacenza, «l’effetto positivo si riscontra, i pazienti visitati sono 33.642, nei quattro centri fra città e provincia. Nei primi nove mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la media regionale degli accessi in codice bianco e verde (ai Pronto soccorso, ndr) è significativamente diminuita».
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Come vedete, in questi due esempi c’è molta poca politica e molto buon senso. La sanità in provincia di Bergamo - Regione Lombardia - è amministrata dal centrodestra. La sanità in provincia di Piacenza - Regione Emilia Romagna - è amministrata dal centrosinistra. Ma in entrambi i casi lo sforzo di delocalizzare sui territori l’assistenza sanitaria per i casi meno gravi sta dando risultati positivi.
In provincia di Lodi la strada da fare è ancora tanta e tutt’oggi il Pronto soccorso - soprattutto quello dell’ospedale Maggiore - rappresenta una “terra di confine” nella quale in tanti si riversano quando non ottengono risposte altrove, anche per problemi che non necessitano di un intervento complesso e costoso come quello offerto dal sistema di emergenza urgenza.
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