UNA SFIDA PER LA CITTA’ Come finanzieremo il nuovo museo civico di Lodi?

L’editoriale di Lorenzo Rinaldi

I ricorsi alla giustizia amministrativa da parte delle aziende sconfitte nelle gare di appalto sono uno dei mali del Paese. Nessuno vuole censurare gli adeguati accertamenti - doverosi in un Paese caratterizzato da infiltrazioni mafiose e corruzione - ma spesso i ricorsi sono artificiosamente proposti e fanno perdere tempo e risorse (cioè i soldi di tutti noi) alle pubbliche amministrazioni.

Non è andata così, per fortuna, nel caso dell’appalto per il nuovo museo civico di Lodi, da realizzare all’ex Linificio per una cifra che al momento si aggira sui venti milioni di euro ma è destinata a salire per il “caro materiali”.

Superato l’ostacolo della giustizia amministrativa - cioè il ricorso della ditta arrivata seconda nella gara d’appalto bandita dal Broletto - ora non resta che far partire i lavori di quello che sarà il più grande cantiere pubblico dei prossimi anni in provincia di Lodi. Per la città è una sfida epocale, ma di questo si è già detto, fin dagli Stati generali della Cultura organizzati alle Vigne. Così come sono noti e chiari i rischi per il Comune nel caso di un fallimento dell’operazione museo: una volta terminati i soldi per la costruzione, occorrerà mantenerlo e verosimilmente serviranno alcuni milioni di euro l’anno. Dove trovarli? Non certo nelle asfittiche casse comunali.

Credo ne sia consapevole il sindaco Andrea Furegato - che il progetto del museo pagato dal Pnrr lo ha ereditato dalla giunta Casanova -, così come auspico - per il bene della città - che questo sia uno dei principali assilli di Andrea Cancellato, già sindaco di Lodi, oggi presidente di Federculture, a cui è stata affidata la regia dell’operazione sotto la veste di super consulente dello stesso Furegato.

In attesa di vedere partire i lavori per un progetto che è certamente affascinante (l’idea è fare di Lodi un polo culturale ed espositivo che attiri visitatori anche da fuori territorio) penso sia saggio iniziare a ragionare pubblicamente anche su come si governerà il museo. Lodi non è Milano, Roma o Firenze - i cui Comuni hanno personale numericamente e professionalmente adeguato - dunque è impensabile che sarà l’Ufficio Cultura del Broletto a occuparsi in futuro della nuova struttura. Se la strada è quella della fondazione, con esponenti pubblici e privati, che prenda in gestione dal Comune il polo museale, è arrivato il momento di dirlo.

Così come possiamo chiaramente dire che il nuovo museo avrà un senso e una sostenibilità economica solo se accanto alle collezioni di proprietà comunale (da anni chiuse in magazzino) potrà ospitare esposizioni temporanee in grado di attirare visitatori e dunque generare incassi. Senza un’ampia area espositiva per mostre di respiro nazionale il progetto è destinato economicamente a fallire. La città ne deve essere consapevole. Da soli non andremo lontani. Lodi non ha la forza per auto-produrre grandi esposizioni che attirano il pubblico (per farsi un’idea, la mostra temporanea di Bosch a Palazzo Reale a Milano ha attirato tra novembre 2022 e marzo 2023 oltre 182mila visitatori paganti) e i tempi della Banca Popolare di Lodi quale mecenate sono ormai lontani. È bene tenerlo a mente e sono certo che Cancellato stia immaginando un modello nel quale il nostro nuovo polo museale possa collaborare con realtà già avviate, penso proprio a Palazzo Reale di Milano o a Brera, per portare a Lodi, temporaneamente, eccellenze artistiche.

Quando partiranno i cantieri, a breve, attenzione ed entusiasmo saranno ragionevolmente dirottati sulle opere, sul museo che prenderà forma. Ma la città non faccia l’errore di arrivare impreparata al taglio del nastro, perché dal giorno dopo la strada sarà in salita e ci saranno solo spese da affrontare per la gestione di un immobile immenso. Può essere antipatico dirlo, ma almeno è onesto.

Per questo attorno alla ipotetica futura fondazione museale occorre coinvolgere più soggetti e più risorse possibili. Compresa la Camera di commercio metropolitana, nella quale il Lodigiano al momento non ha rappresentanti di giunta (errore assai grave del nostro territorio), e che sembra concentrata molto su Milano e Monza e poco sulla nostra città.

Per dirla in modo elegante, la Camera di commercio metropolitana ha un debito verso Lodi, è arrivato il momento di farlo presente! E qual è il modo migliore di sdebitarsi se non credere - e dunque investire - nel più grande progetto culturale del Lodigiano?

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