Via statue, foto e altarini, questa è una scuola laica!

di Corrado Sancilio*

È l’argomento della settimana che con il trascorrere dei giorni si impone sempre più all’attenzione di tanti. Stiamo parlando di quanto sta accadendo all’Istituto Comprensivo “Ragusa Moleti” di Palermo dove il nuovo preside ha preso decisioni che sono in contrasto con le tradizioni da anni presenti in questa scuola. Tutto parte da una presa di posizione di qualche genitore che mal sopporta la presenza di statue, altarini, foto di Madonne, di Gesù e di Papi presenti nei corridoi della scuola. Cosa ancor più imbarazzante pare fosse la tradizionale preghiera recitata in alcune classi prima della merenda. Ma la scuola è laica e pluralista va ripetendo il preside. Da qui la sua decisione.

Tutto sparito. Statue, foto, altarini e quant’altro sono stati accatastati in un armadio della scuola. Non più consentite le preghiere e così la laicità della scuola è salva. Non di questo avviso sono tutti i genitori. Molti non accettano che si rimettano in discussione tradizioni pluriennali tanto che alcune statue risalgono a donazioni risalenti a una trentina d’anni fa.

Intanto le tensioni crescono e l’escalation porta a una nuova iniziativa. Tutti i bambini si presentano a scuola con al collo una coroncina e il crocifisso ben in vista. Una forma di protesta per costringere il preside a fare marcia indietro. Ma lui è per la scuola laica e pluralista. A questo punto scende in campo anche la direttrice generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia dott.ssa Maria Luisa Altomonte che si schiera a fianco del preside e prende le distanze dai genitori ricordando loro che: «i bambini devono fare i bambini e non essere portati a discutere o presenziare a dibattiti degli adulti soprattutto per vicende che li riguardano».

Ben detto! E quali sono le vicende che li riguardano? Il dibattito sulla scuola pubblica laica e pluralista. E in effetti come si fa a spiegare a un bambino che non è possibile recitare le preghiere in classe; che il crocifisso alla parete non dà fastidio mentre statue, altarini, foto di Madonne, Gesù e poster di Papi suscitano timore? Certo per noi adulti il discorso è più semplice in quanto tutto si riduce nel ricordare ai genitori che il preside ha applicato la legge e ha rispettato norme, decreti e circolari ministeriali; che la sua ragione è suffragata dal parere dell’Avvocatura dello Stato sin dal 2009; che nella scuola pubblica qualsiasi atto di culto non è permesso in orario scolastico.

D’altro canto la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ci tiene a precisare che la «circolare del 2009 indicava che non dovevano esserci scuole confessionali, che è cosa differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica». Per il preside, però, una tradizione, sia pure di alto profilo valoriale, non può giustificare una trasgressione. Dura lex, sed lex. E’ una questione di rispetto delle leggi. Di diverso avviso è il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. «Non fa male a nessuno avere un’immagine sacra. Mi sembra che c’entri poco la libertà e c’entri molto l’ideologia in questo atto di questo preside». E fa appello al buon senso e alla ragionevolezza. Il problema, però, non si risolve accusando il preside di «laicismo e autoritarismo che nei fatti nega le nostre radici» così come hanno sostenuto altri uomini politici.

La questione è un’altra. In questa scuola fino all’anno scorso statue, altarini, foto, immagini sacre e preghiere, nella tolleranza e nel silenzio generali, nessuno ha mai messo in discussione.

Poi a settembre è arrivato il nuovo preside che si è visto sbattuto sulle pagine di alcuni quotidiani accusato da alcuni genitori di consentire atti di culto in una scuola pubblica laica e pluralista in dispregio di norme che questi atti di culto vieta. Cioè qualcuno ha sollevato un problema in maniera spettacolare senza chiedere ragioni di certe decisioni in modo rispettoso così come ruoli e funzioni richiedono in un ambito scolastico dove ci sono organi collegiali che vedono anche la presenza di tutte le componenti scolastiche. C’è chi vede in questo scontro una guerra tra guelfi e ghibellini.

E qui invece siamo di fronte a certe persone che fino a ieri si sono accordati sul rispetto di valori e tradizioni, mentre oggi tale accordo è saltato, si è rotto il fronte della concordia, non viene da tutti condiviso il concetto di tradizione, si è aperta la contesa tra un diverso modo culturale di intendere la presenza della tradizione cristiana in una scuola. Uno stato di agitazione che ha convinto i genitori belligeranti a continuare nella protesta, passando ad altre forme di contesa.

È stato, infatti, annunciato una raccolta firme, la recitazione quotidiana delle preghiere con i propri figli davanti alla scuola prima del suono della campanella, la stesura di un documento da consegnare all’Arcivescovo Metropolita di Palermo, Mons. Corrado Lorefice. Portato all’esasperazione questo “conflitto” culturale può solo produrre tensioni non solo tra genitori e insegnanti, ma anche tra gli stessi genitori e tra gli stessi insegnanti e queste tensioni possono solo condizionare la serenità dei bambini nel loro vivere quotidiano. Insomma siamo di fronte a tutti contro tutti, una logica autolesionista che porta a un disorientamento culturale che può solo generare relazioni squilibrate.

Ce lo ricorda Albert Einstein: «Quando la gente vive in un periodo di disadattamento, quando ci sono tensioni e squilibri, diventa essa stessa squilibrata e può allora seguire una guida squilibrata». Intanto scende in campo l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti che dissotterra l’ascia di guerra per agitarla contro la ministra.

*preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi

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