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Domenica 10 Novembre 2024
1994-2024: storia di un crollo e di due vite
Bertonico Trent’anni fa esatti la caduta del ponte sull’Adda: salvi per miracolo un fratello e una sorella
L’abbraccio è sempre lo stesso, di quelli che possono scambiarsi soltanto due fratelli. Stavolta però Danio e Sofia Centenari sorridono all’obiettivo del fotografo. Il terrore e la paura dipinti nei loro occhi sono catturati nell’altro scatto sul giornale in bianco e nero, che porta la data del 9 novembre 1994, trent’anni fa come oggi. Era mattina, le sette. Con il loro furgone carico di dolciumi e caramelle, stavano transitando sul ponte dell’Adda tra Montodine e Bertonico, datato 1915. Dovevano raggiungere la piazza di Brembio per il mercato del mercoledì. Ma percorsi i primi metri del viadotto, l’asfalto si è aperto e un groviglio di cemento e ferro si è portato dietro Danio, Sofia, il furgone e il loro carico di dolcezze.
«All’epoca avevo “solo” 23 anni ma in quel momento mi è passata tutta la vita davanti, una serie di flash nitidissimi dove ho rivisto tutto» racconta Centenari, ambulante “nell’anima”, tanto da ricoprire la carica di presidente della sua categoria per la Confesercenti di Cremona, Brescia e Mantova, di cui è anche vice presidente. Ci parla dal centro di Castiglione d’Adda dove ogni giovedì monta il suo banco di leccornie. Lo stesso fa il lunedì a Casale. Il suo lavoro, Danio, non lo ha mai abbandonato. È la sicurezza di passare sui ponti ad aver perso, soprattutto nei giorni di piena. «Quella paura non è più andata via - dice -, fino a quando non sono di là non sono tranquillo. Perché il tempo guarisce le ferite ma non ce le fa dimenticare».
Lui si ricorda tutto di quegli istanti. La sorella Sofia un po’ meno, perché stava dormendo. Ma dopo quel 9 novembre 1994 non lo ha più fatto quando va al lavoro, seduta sul sedile del passeggero. «Mi sono subito accorto che stavamo volando giù - continua Danio -; la strada ha iniziato a fare come dei sobbalzi e in un attimo siamo finiti in acqua. Sono uscito dal vetro davanti, l’acqua era gelida, sono tornato da mia sorella che nel frattempo si era svegliata ed era terrorizzata. L’ho strappata fuori, io so nuotare ma in quel momento mi sono dimenticato tutto. Alcuni muratori che stavano arrivando in quel momento ci hanno visti, per fortuna».
Fino a qui, si fa per dire, la storia dei due fratelli cremonesi. Perché quella che inizia subito dopo è un’altra storia, dove burocrazia, fallimenti, lungaggini e polemiche sono i protagonisti. Perché per vedere iniziare i lavori per il nuovo ponte strallato bisognerà attendere fino al Duemila, mentre il taglio del nastro avverrà soltanto il 14 dicembre 2009. In tutto quel periodo si poteva passare da una sponda all’altra grazie al bailey realizzato dal Genio militare, costruito in meno di un anno. Un tempo record di fronte a una lunga attesa, come quella che ogni giorno dovevano subire lavoratori e pendolari per oltrepassare il ponte, a senso unico alternato.
“Un lieto fine” arrivato dopo tanto tempo, dunque, con una morale “semplicissima” ma forte. Che Danio ci restituisce con una frase che chissà quante volte abbiamo sentito pronunciare e alla quale forse non abbiamo mai dato il giusto peso. «La vita può finire in un attimo, è inutile prendersela per cose banali». Quanto è vero. «Siamo ripartiti, con le nostre forze - prova a tracciare un bilancio di questi trent’anni Centenari -; abbiamo acquistato un altro furgone, ci siamo ricomprati tutta la merce e adesso siamo ancora qui». Perché la vita, a volte, sa essere dura, ma in fondo, nascosta nelle tasche, c’è sempre una caramella.
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