Codogno, la strana Pasqua del 2020

Il racconto di quei giorni nel ricordo di Mario Signorelli: una festa in lockdown

Codogno

Tutto iniziò alle 20 del 20/02/2020. Quando Annalisa Malara, rianimatrice nel piccolo ospedale di Codogno, segue l’istinto e non le linee guida. E fa eseguire il test Covid-19 su Mattia: positivo. Il giorno dopo il “paziente 1” viene trasferito da Codogno al Policlinico S. Matteo di Pavia, e preso in carico. È già intubato, in condizioni critiche. In rianimazione.

Sono di Pavia, mi metto a seguire il caso del paziente 1. M’intriga anche la provenienza, avendo bazzicato Lodi per anni, per lavoro. E lui è di Codogno. Qualche notizia semi-ufficiale mi viene grazie a un’amica compagna di bridge, ben introdotta nell’ambiente Policlinico.

La notte tra il 22 e il 23 febbraio il Consiglio dei ministri vara un decreto per contrastare la diffusione del Coronavirus. Le aree dei due focolai del Lodigiano e di Vo’ Euganeo diventano zone rosse: non si potrà né uscire né entrare. Il 4 marzo, il presidente del Consiglio firma un nuovo decreto: scuole e università chiuse fino al 15, campionato di calcio a porte chiuse per un mese, restrizioni per cinema e teatri. Distanza di sicurezza un metro, per tutti. Evitare strette di mano e abbracci.

Mattia è sempre in rianimazione. Ha un fisico eccezionale, 38 anni, sportivo. Resiste. “E’ stazionario”. Finché, dopo un miglioramento, passa da rianimazione a terapia subintensiva. Ha aperto gli occhi e parla, con gran fatica. Dopo alcuni giorni passa a Malattie infettive. Riesce a respirare da solo, è debolissimo, dimagrito, ma fuori pericolo. Ha un buco di memoria di alcune settimane, da quando è stato intubato a Codogno.

Tutti ricordiamo la sera del 18 marzo, quando una colonna di camion militari attraversa Bergamo. Va ai crematori lombardi, quello di Bergamo è insufficiente.

Arriva la sera del 21 marzo, sabato. Il capo del governo parla alla nazione. Chiuse tutte le aziende non strategiche del paese fino al 3 aprile. Aperti supermercati, farmacie, poste, poc’altro. I trasporti ancora in funzione. Siamo in pieno lockdown.

Mattia viene dimesso il 23 marzo, lunedì. È finito il suo viaggio all’inferno. Continua, invece, il nostro. E la Pasqua del 2020, il 12 aprile, è una Pasqua particolare. Ricordo bene i festeggiamenti misurati, i parenti che non si potevano invitare, le mille limitazioni.

L’Italia divisa in zone. Le misure mediche, inventate cammin facendo, ma che erano ben lungi dall’essere efficaci. Non in tutti i casi, comunque. Per avere i vaccini avremmo dovuto attendere la fine di dicembre. Una Pasqua speciale. In lockdown.

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