Con la Città metropolitana, non c’è altro sbocco

«Noi confiniamo con la Città metropolitana, con Paullo abbiamo in essere molte iniziative. Per la comunità di Zelo non vedo altro sbocco».

Angelo Madonini, sindaco di Zelo Buon Persico e imprenditore agricolo, è uno degli otto amministratori lodigiani firmatari del documento che la scorsa estate, con una lettera a “il Cittadino”, ha lanciato la proposta della “piattaforma negoziale” rappresentativa della volontà del territorio. E sulla quale poter trattare il futuro del Lodigiano.

È soddisfatto di come si sta muovendo il territorio?

«Il percorso negoziale che intende seguire Soldati è positivo. Il presidente della Provincia si sta facendo carico di tenere il territorio unito. La settimana scorsa ha ottenuto dall’assemblea dei sindaci il voto unanime non solo sul bilancio ma anche sul percorso di avvicinamento alla Città metropolitana. La figura istituzionale di riferimento del Lodigiano non può che essere il presidente della Provincia».

Dunque, disco verde alla regia di palazzo San Cristoforo...

«Sì, anche l’incontro con le associazioni di categoria in programma oggi in Provincia è un passaggio importante. Poi toccherà alla delegazione dei sindaci portare avanti il discorso con Milano. L’importante sarà l’unità del territorio».

Secondo lei resterà unito?

«Mi auguro di sì, non ho la sfera di cristallo...»

Nessuno ce l’ha...

«Diciamo che all’interno del Lodigiano ci sono differenze territoriali, di mentalità, di economia. Ma se il territorio non sarà unito finirà per subire la scelta. E questa sarebbe la peggior cosa possibile che potrebbe capitarci. A livello demografico nella Città metropolitana conteremmo poco più del cinque per cento. E già questo potrebbe comportare dei problemi di rappresentatività. Perdere qualche comune ci renderebbe più deboli. Dopodiché non so dire quanto la scelta di Milano potrà essere condivisa in altre zone del Lodigiano».

Dipenderà anche dalle condizioni d’ingresso, o no?

«La nostra proposta della piattaforma negoziale stava appunto ad indicare la necessità di trovare interlocutori che riconoscessero il nostro valore in termini di servizi, autonomia e identità storica. Se andremo nella Città metropolitana dovremo poter essere considerati un valore aggiunto».

A Zelo un eventuale referendum avrebbe un esito scontato?

«Penso che la sensibilità dei miei compaesani sia quella di Milano, noi ci sentiamo già nell’area della Città metropolitana. Anche perché una buona fetta di residenti di Zelo arriva dall’hinterland milanese. Sul totale degli immigrati residenti, quelli provenienti dalla provincia di Milano sono più del cinquanta per cento, direi quasi il sessanta. E questo è un dato che si ripete da almeno dieci anni a questa parte. Abbiamo famiglie che si sono trasferite da San Giuliano, San donato, Milano. D’altra parte qui c’è più tranquillità rispetto alla metropoli e la viabilità permette facili collegamenti con l’area milanese, nonostante l’imbuto sulla Paullese».

A proposito, sarà d’accordo con Giovanni Fazzi, sindaco di Merlino, che in questa pagina ha detto di aspettarsi dalla Città metropolitana la riqualificazione della Paullese e il prolungamento della metropolitana da San Donato a Paullo previsto nell’accordo di programma per la realizzazione della Tem...

«È doveroso che la Paullese venga riqualificata in ogni suo tratto, soprattutto quello lodigiano. Quanto alla metropolitana, temo che sia un sogno che forse solo i miei successori vedranno realizzato. Però su queste partite è innegabile che dovrà esserci anche il Comune di Milano, il primo beneficiario del pendolarismo dall’hinterland».

È d’accordo sulla proposta di Mauro Sangalli, quella del protocollo istituzionale che agevoli l’insediamento di nuove attività sul territorio lodigiano?

«Ho molta stima di Sangalli, noi a Zelo abbiamo una sede dell’Unione artigiani con la quale c’è un rapporto dialettico e costruttivo. Il protocollo è una proposta molto valida e interessante. Mi domando quale sindaco potrebbe respingere l’opportunità di nuova occupazione sul suo territorio, di nuove occasioni di sviluppo. Bisogna stendere il tappeto rosso a chi porta nuova occupazione. Il lavoro è sempre ben accetto, è una concreta risposta all’emergenza economica».

Lei è un imprenditore agricolo. Non pensa che un eventuale insediamento massiccio di nuova industria sposterebbe definitivamente l’attenzione delle istituzioni dai problemi degli agricoltori?

«Salvaguardare le attività agricole non significa non poter sostenere anche le altre attività imprenditoriali. Ovvio che non possiamo avere due logistiche in un comune, ma perché mai agricoltura e industria si dovrebbero escludere una con l’altra? Le due attività devono coesistere, per il futuro del nostro territorio è importante che non ci sia questa dicotomia».

Ma sul momento difficile del settore agricolo cosa dice? I governi cambiano, i problemi restano...

«Da imprenditore mi aspetto che le istituzioni possano fare di tutto per tenere in vita le nostre aziende. Ci vuole una politica di incentivi alle assunzioni. L’Irap, poi, che un tassa assurda, un’imposta che va a colpire il fatturato. E anche il cuneo fiscale dovrebbe essere ridotto per dare ossigeno all’impresa e più liquidità al lavoratore. Il mercato impone le regole e i costi, ma al di là di questo la politica può venire in aiuto all’impresa agricola solo così».

Torniamo alle future geografie dei territori. Della legge Delrio cosa mi dice?

«La cosa più pesante è l’incertezza dell’evoluzione normativa. Questo penalizza le modalità operative degli enti locali. I problemi che stanno vivendo le Province in questa fase finale della loro storia generano difficoltà che si ripercuotono sulle comunità. Ad oggi non posso esprimere un giudizio positivo e non riesco a percepire i vantaggi di questa riforma. Io nel mio piccolo non li vedo. Svuotare di competenze e risorse le Province non va bene. Inoltre le Regioni si comportano diversamente una dall’altra. E’ asfissiante l’incertezza normativa. Per non parlare dei vincoli del patto di stabilità che non possono dare continuità e certezza alle amministrazioni».

E sulla nuova legge di stabilità cosa pensa?

«Abbia la cortesia di non farmi una domanda del genere».

Ormai gliel’ho fatta...

«Allora le rispondo che è una legge che aumenta l’incertezza. Il fatto di non poter più contare sulla tassa della casa metterà in difficoltà le amministrazioni locali. Ci saranno problemi di sostenibilità di certi servizi. Non le nego che il comune di Zelo ha già dovuto porre a pagamento i servizi di domanda individuale, salvo naturalmente per chi ha diritto alla gratuità. Parliamo del trasporto scolastico e del servizio di pasto a domicilio per le persone anziane, entrambi gratuiti fino allo scorso anno. Le tariffe non sono gravose, ma servono ad educare il contribuente sul fatto che non tutto è più dovuto. Con questo provvedimento abbiamo voluto dire: caro cittadino, i servizi costano e i soldi non sono più quelli di una volta. Siamo tutti nella stessa barca e il momento è difficile».

Unioni, convenzioni e fusioni, cosa dice?

«Alle fusioni non ci pensiamo, il nostro è un comune di oltre 7.000 abitanti, non abbiamo questo tipo di necessità. Per quanto riguarda le unioni, con Cervignano, Merlino, Casalmaiocco e Tavazzano abbiamo in corso il servizio di polizia locale che ci garantisce ogni giorno una pattuglia sul territorio dalle 7 alle 24. Con Paullo stiamo inoltre rafforzando la collaborazione per la gestione convenzionata di altri servizi che riguardano le attività produttive, la viabilità e la promozione gastronomica».

È il momento della riflessione finale sul futuro del Lodigiano. Dica pure...

«Dico solo che lo scenario è quello di un radicale cambiamento. E che dovremo mostraci uniti, altrimenti qualsiasi altro esito sarà subìto. E nessuno di noi vuole sottostare a scelte imposte o subìte».

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