Interni
Giovedì 24 Aprile 2014
Faccia: «Violati i diritti umani»
Il 59enne veneto a lungo residente a Senna Lodigiana è l’unico ancora in carcere, in isolamento, dei 24 arrestati all’inizio del mese per “finalità eversive”
Dopo aver dichiarato nell'interrogatorio di garanzia di essere un «prigioniero di guerra», dopo aver rinunciato a presentare istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame non riconoscendo la competenza dell'autorità giudiziaria italiana sul suo caso, Luigi Faccia, presunto leader dei nuovi Serenissimi che puntavano a ripetere l’exploit del 1998 della “conquista” di piazza San Marco con un blindato artigianale, il tanko, continua a puntare a difendersi in sede internazionale.
La prima mossa dell'imprenditore veneto, per 20 anni residente a Senna Lodigiana, è una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno spedita ieri dal suo difensore alessandro Zagonel di Vicenza al Comitato internazionale della Croce rossa di Ginevra e alla Cri del Veneto, per chiedere formalmente che una delegazione del Cicr faccia visita a Faccia nel carcere di Vicenza, “dove è detenuto in spregio alle fondamentali norme di diritto internazionale e dei diritti umani”.
Già quando era stato giudicato in quanto principale artefice della costruzione del primo tanko, 16 anni fa, aveva scontato fino in fondo la pena, e la liberazione era stata rinviata dal tribunale di sorveglianza perché non aveva mostrato “alcun segno di resipiscenza”. Ma in quell'occasione per tutti gli imputati l’accusa più grave, di aver attentato all’integrità nazionale, era caduta. Anche questa volta, per i coindagati di Faccia che hanno adito il Riesame, la tesi della procura e del gip di Brescia, che i nuovi Serenissimi (60 indagati in tutto) stessero compiendo azioni idonee a sciogliere l’unità dello Stato, è stata esclusa, almeno a livello cautelare. Il riesame però ha confermato la rilevanza penale del tentativo di realizzare un nuovo blindato, questa volta in grado di sparare sfere di acciaio da 12 millimetri, per cui resiste l'accusa di concorso nella fabbricazione di armi da guerra.
Faccia, che è in cella d’isolamento, è l’unico dei 24 arrestati a inizio aprile a essere tuttora in carcere. «Ora bisogna capire se il procedimento penale verrà trasferito a Padova o a Rovigo - spiega l’avvocato Zagonel -, a quel punto potremmo chiedere al giudice una modifica della misura cautelare».
Faccia, nella sua lettera al Comitato internazionale della Croce rossa, che ha per compito la diffusione dei principi del diritto internazionale umanitario, segnala “la violazione dei fondamentali diritti umani che sta avvenendo nel Veneto a opera della Repubblica Italiana, sfociata da ultimo nell’arresto da parte di un corpo militare speciale, il Ros dei carabinieri, facenti parte dell'esercito italiano, di 24 soggetti per l'articolo 270 bis del codice penale. Si vuole evidenziare che tale norma e l'uso strumentale della stessa...sia incompatibile con i principi riconosciuti del diritto internazionale, in particolare dell'autodeterminazione dei popoli e del rispetto dei diritti umani. Principi direttamente vigenti nello Stato senza necessità di ratifica da parte dell'ordinamento giuridico. Si ritiene che, in assenza di alcun atto di violenza, lo Stato Italiano abbia privato della libertà cittadini veneti colpevoli solo di perseguire il percorso di autodeterminazione del proprio popolo”. “Faccia - prosegue la lettera al Cicr - ritiene che la sua situazione e quella in generale del Veneto necessiti della vostra attenzione perché c’è il pericolo di una grave escalation della violazione di diritti umani”, e si ricorda infine che “fino al 1886 la Repubblica Veneta è stata tra le nazioni più gloriose e longeve della storia europea e mondiale”. La prossima mossa di Faccia, che si definisce “rappresentante del Movimento di liberazione del popolo veneto”, potrebbe essere un’istanza alla Corte di giustizia europea.
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