Il “caso” Assange all’epilogo

Julian Assange, fondatore e gestore di Wikileaks, il sito che nel dicembre del 2010 ha creato preoccupazioni e imbarazzi tra i governi e le diplomazie di mezzo mondo per le rivelazioni scottanti diffuse in Rete, è arrivato alla conclusione: la Corte suprema del Regno Unito ha rifiutato di riaprire il caso, Assange rischia ora l’estradizione in Svezia. Tutto comincia intorno, alle ore 22, del 29 novembre 2010, quando Julian Assange inizia a rendere disponibili on line 250 mila documenti riservati raccolti da fonti anonime delle ambasciate Usa. Una mole di documenti enorme. “L’11 settembre della diplomazia”, come lo definisce in quei giorni il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, occupa l’informazione di quelle settimane e diventa presto un “problema di Stato”. La reazione è immediata.

Tre senatori Usapresentano una proposta di legge per facilitare azioni giudiziarie e attacchi informatici contro Julian Assange e Wikileaks, mentre Barack Obama affida a Russell Travers, vicedirettore del centro informativo dell’antiterrorismo, l’incarico di “preparare e applicare le riforme strutturali la cui necessità è stata messa in luce dalle fughe di notizie di Wikileaks”. Nel frattempo, probabilmente sotto le pressioni di diversi Governi, il sito è prima sfrattato da Amazon (i cui server ospitavano l’immenso archivio), poi da Tableau Software, sotto le pressioni di Joe Lieberman (presidente della Commissione del Senato USA sulla sicurezza nazionale), infine, la società statunitense di gestione dei domini everydns.net lo rimuove dalla Rete, causandone l’oscuramento per diverse ore.

Nel frattempo, spunta fuori un mandato d’arresto internazionale nei confronti di Assange accusato, dal Tribunale di Stoccolma, di stupro, molestie e coercizione illegale. L’Interpol, però, non fa in tempo ad arrestarlo: il 7 dicembre, Assange si presenta spontaneamente negli uffici di Scotland Yard. È l’inizio di una vicenda legale che, per la sua tempistica, suscita diversi dubbi. Lo stesso giorno, il Tribunale respinge la richiesta di libertà provvisoria su cauzione e decide di tenerlo in carcere fino al 14 dicembre. Nel frattempo, la Svezia presenta una richiesta di estradizione alle autorità britanniche: secondo alcune fonti, tale richiesta sarebbe finalizzata a estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio. Il 16 dicembre, Assange viene rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione rimandata. Il 2 novembre 2011 l’Alta corte di Londra dà il via libera all’estradizione richiesta dalla Svezia, ma i legali di Assange convincono la High Court di Londra a passare per il più alto grado di giudizio in terra britannica: i supremi giudici d’Albione. Ma anche la Corte suprema conferma l’estradizione.

La scorsa settimana, la Corte suprema del Regno Unito ha rifiutato di riaprire il caso: l’estradizione è rinviata di altre due settimane: ad Assange non resta che fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani.

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