Meglio la Città Metropolitana che Piacenza

«Meglio la Città metropolitana, credo nella grande realtà. Crema è troppo piccola, non può essere una valida alternativa a Milano».Pasquale Mazzocchi - sindaco di San Rocco al Porto al primo mandato, artigiano in pensione - dice di essere una persona «molto sbrigativa, senza molta dialettica» e per questo di detestare i discorsi superflui. «Milano è Milano - taglia corto -, e anche i miei concittadini sceglierebbero la Città metropolitana». Il rischio che San Rocco possa restare ai margini della metropoli non lo preoccupa. «È un rischio - è convinto - che ci sarebbe anche nell’Area vasta con Crema».

Non mi dica che siete rassegnati a diventare periferia del futuro ente?«Non dico questo, ma se è vero che Milano forse non sa neppure che esiste San Rocco, siamo sicuri che Crema lo sappia? E poi, se è per questo, la Provincia di Lodi non ci ha mai aiutato molto. In questi anni siamo stati un po’ abbandonati. E non solo dalla Provincia, anche dalle forze dell’ordine: abbiamo i carabinieri, ma la polizia qui non l’ho mai vista. E anche l’Arpa ci ha un po’ trascurati, ma del resto ha poco personale».

Per il resto tutto bene?«Non c’è la fibra ottica».

Stia sereno, Renzi ha promesso banda larga per tutti entro tre anni. Ci sarebbe un fondo dello Stato di 4,9 miliardi…«Renzi aveva detto che in tre anni avrebbe risolto i problemi dell’Italia e del mondo».

Bè, riconosciamogli il fatto di non essere rimasto con le mani in mano. Le riforme, potranno piacere o no, le ha fatte e le sta facendo…«Io la riforma del Senato non l’ho ancora capita. Sono perplesso, senza elezione diretta viene meno la partecipazione dei cittadini e dunque il valore della democrazia. Posso anche essere d’accordo sull’idea di dare in Parlamento più voce alle autonomie locali, ma l’elezione doveva essere diretta. Anzi, secondo me il Senato dovevano abolirlo completamente».

E sull’addio alle Province cosa dice?«Che c’è tutto un sistema da riorganizzare. Fra Città metropolitane, Aree vaste, aree omogenee, gestioni associate, unioni e fusioni dei comuni c’è troppa confusione. Qualche ente forse poteva anche essere cancellato, però la situazione di questo momento mette a rischio l’identità dei comuni».

Eppure indietro sarà molto difficile tornare…«D’accordo, però noi sindaci non sappiamo come comportarci in un quadro normativo così incerto. Si parla tanto di fusioni dei comuni, ma la gente non ci capirebbe se facessimo la fusione, ogni comune ha una propria identità».

Voi a che punto siete rimasti con le gestioni associate?«Siamo con Guardamiglio e Caselle Landi per le funzioni di polizia locale e di ufficio tecnico. Siamo pronti per tutte le altre, ma siamo fermi in attesa che il governo decida cosa fare. Siamo in rete, pronti per partire, ma abbiamo deciso di aspettare».

Anche lei spera che le gestioni associate finiscano in soffitta?«Io ci credo alle gestioni, ma vanno fatte in modo diverso. Così come sono ora costringono i comuni più grossi a donare il sangue a quelli più piccoli, che poi non sono in grado di contraccambiare. Dovrebbe esserci più scambio, il rapporto dovrebbe essere più equilibrato».

Sulle fusioni è inutile che le chieda…«Noi non ci crediamo, non c’è nessun discorso aperto. A meno che non ci costringano a fonderci. E anche all’unione non ci crediamo, che vantaggi avremmo? Non risolveremmo niente».

Torniamo davanti al bivio. Milano è sempre Milano, d’accordo. Ma quali vantaggi immagina per San Rocco e per il Lodigiano?«Qui abbiamo delle aziende importanti che fanno riferimento a Milano, non possiamo non tenerne conto. Quella della Città metropolitana sarebbe una direzione naturale per il nostro territorio. Lo dico pensando anche ad una parte del nostro pendolarismo, che come saprà è diviso tra Milano e Piacenza. I nostri pendolari non vanno a Crema. E anche i pendolari di tutto il Lodigiano sono diretti soprattutto a Milano».

È sicuro che i suoi concittadini si esprimerebbero a favore della Città metropolitana?«Sì, non solo rispetto a Crema, ma anche rispetto a Piacenza se fosse in campo anche questa opzione. Milano è a sessanta chilometri, è vero. Ma c’è la volontà di muoversi, e poi oggi c’è anche Internet».

Sarà contento che nei piani della Regione il Lodigiano sia già stato apparentato alla Città metropolitana…«Quella dei cantoni è una bella idea, trasmette l’idea di omogeneità dei futuri territori. Cantone è un bel nome che mi suona bene».

Di sicuro è più “orecchiabile” di altri. Lo sa come hanno battezzato le Aree vaste in Piemonte? Glielo dico io: “Quadranti funzionali”. E in Sicilia? “Liberi consorzi”. E in Friuli? “Unioni territoriali intercomunali”. Immagini un pizzighettonese che, in vacanza, si sentirà domandare dal vicino di ombrellone dov’è Pizzighettone. Potrà rispondere “nel cantone della Valpadana”, piuttosto che “nel quadrante funzionale di Cremona e Mantova”. Ammettiamolo, sarà più semplice. Ma andiamo avanti. Cosa si aspetta San Rocco dalla Città metropolitana?«Anche noi ci aspettiamo che possa fare quello che faceva la Provincia di Lodi. Anche se, come le dicevo, la Provincia non ci ha mai aiutato molto. Da quando è stata ridimensionata, qui la situazione non è cambiata molto, abbiamo gli stessi problemi di tanti altri comuni».

In paese si parla di tutte queste cose? Delle riforme, del futuro del territorio, della Città metropolitana e dell’Area vasta, di Milano, di Crema?«I cittadini li sento parlare poco di queste cose. Non li abbiamo ancora coinvolti, non abbiamo fatto niente per coinvolgerli. Non so se faremo un incontro, è un lavoro molto impegnativo. Non ne abbiamo ancora parlato».

Forse il documento dell’Assemblea del Lodigiano potrebbe essere d’aiuto per avviare il dibattito in paese, non crede?«Ho dato un’occhiata al documento, mi sembra un po’ accademico».

In tanti l’hanno trovato eccellente. Ma mi dica, secondo lei il Lodigiano resterà unito?«Non lo so, non conosco molto la realtà del Lodigiano. Per noi Lodi non c’è quasi mai stata, per noi ci sono sempre state Piacenza o Milano. E le confesso anche di non aver seguito molto il dibattito».

Nonostante questo, fiducioso sul futuro del Lodigiano?«Se il Lodigiano resterà compatto potrà farsi valere anche nella Città metropolitana. Però ci vorranno le persone giuste che ci credono e che si dimostreranno all’altezza della situazione. La sfida dev’essere in grande. Diversamente c’è il rischio di soccombere».

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