«Siamo sicuramente per la Città metropolitana. L’opzione Crema non è negativa se non blocca l’integrazione con Milano. Potrebbe essere un valore aggiunto nella Città metropolitana».
Abele Guerini - sindaco di Mulazzano al secondo mandato, medico di medicina generale - come tutti i sindaci alle porte di Milano non accetta l’idea che il Lodigiano possa trovar casa in confini diversi da quelli della Città metropolitana. «Siamo a ventisei chilometri da Milano - dice -, di Area vasta non ne vogliamo sentir parlare».
Voi no, altri sindaci sì. Che si fa?
«L’Area vasta ha una logica se entrambe le parti si aggregano compatte, una sola parte del Lodigiano non può mettersi con Crema, non sarebbe più un’Area vasta».
Ragion per cui…
«Ragion per cui non credo che il Lodigiano resterà diviso. L’opzione Crema ha aperto un confronto, ma la maggior parte degli amministratori è per la Città metropolitana. Rossoni dice che Maroni è disponibile a considerare un’Area vasta Lodi-Crema, ma l’Area vasta dev’essere davvero vasta».
Rossoni ha solo ricordato che, volendo, ci sarebbe spazio per altri ragionamenti…
«Per quanto ci riguarda la delibera che ci ha trasmesso la Provincia per l’adesione alla Città metropolitana l’abbiamo votata all’unanimità. Io sono contornato da tutti i comuni dell’ex provincia di Milano, tutti i nostri pendolari vanno a Milano. Comunque per l’Assemblea dei sindaci è arrivato il momento di tirare le somme, un indirizzo va dato».
Nella prospettiva di aderire alla Città metropolitana tornerebbe d’attualità l’idea dei “microambiti” proposta in questa pagina dal sindaco di Caselle Lurani, Davide Vighi. Nord, centro e sud Lodigiano sarebbero meglio rappresentati all’interno della Città metropolitana. Immagino che sarà d’accordo…
«Sì, sono d’accordo, le problematiche del territorio sono diverse. Nord, centro e sud Lodigiano hanno esigenze diverse. Quello dei microambiti sarebbe un valore aggiunto, non possiamo pensare che un comune singolo possa andare a parlare a Milano. I microambiti non solo servirebbero per tenere unito il Lodigiano, ma anche per definire strategie e scelte all’interno dei singoli distretti».
Intende dire per evitare che ogni comune faccia di testa propria?
«Sì, le faccio un esempio. Noi a Mulazzano non abbiamo neanche una logistica, abbiamo deciso di non averne. Però siamo circondati da logistiche, con tutto ciò che comporta. Se ci fosse stata una programmazione all’interno di un distretto questa materia di sarebbe potuta affrontare diversamente».
Secondo lei che spazi avremmo nel Piano strategico del territorio approvato lo scorso maggio dalla Città metropolitana? Al Tavolo metropolitano per lo sviluppo che ha riunito rappresentanze economiche e sociali non c’eravamo…
«Io dico che bisogna essere compatti. Se sei credibile il tuo interlocutore ti ascolta. Cominciamo ad andarci nella Città metropolitana. Vorrei che una decisone si prendesse».
Senta, lo sa che la Città metropolitana di Milano ha un passivo di 90 milioni di euro, mentre il comune di Milano ha chiuso l’ultimo bilancio con un attivo di 114,3 milioni di euro? Glielo chiedo perché il ritornello vuole che Milano sia progresso, cultura, ricerca, tendenza. Tutto vero, ma Milano è una cosa e la Città metropolitana di Milano è un’altra cosa. E non può reggersi solo sui fondi europei…
«Non dobbiamo guardare solo il passivo, ma considerare le ragioni che ci porterebbero a scegliere la Città metropolitana. I conti si potranno poi bilanciare. Non spaventiamoci davanti al problema economico, se c’è la volontà di costruire insieme la città Metropolitana si potrà risolvere».
Cosa si aspetterebbe Mulazzano dalla Città metropolitana?
«Per cominciare interventi a livello di collegamenti. I nostri pendolari fanno riferimento alle stazioni ferroviarie di San Zenone e Tavazzano, ma i parcheggi delle auto andrebbero potenziati. La Città metropolitana avrebbe interesse a favorirci. Vorrebbe dire incrementare il trasporto ferroviario e togliere un po’ di traffico dalle strade di accesso a Milano».
Mulazzano non rimpiangerà la Provincia di Lodi?
«Lodi nel suo piccolo non ha lavorato male, di grandi vantaggi non ce ne sono stati, ma nel complesso è stata un’esperienza positiva. Ora però le province non hanno più logica, in Italia sono diventate troppe senza che vi fosse un vero piano strategico dei territori. O si danno soldi alle province, se no meglio chiuderle e organizzare altri modelli di gestione amministrativa. Vorrei però dire che anche i piccoli comuni non reggono più, così non possono andare avanti, le gestioni e le unioni secondo me diventano fondamentali».
Voi ci state pensando?
«Io sono aperto a queste possibilità, sebbene le dimensioni del mio comune non ci obblighino».
C’è già qualche progetto di collaborazione con altri comuni?
«Per il momento solo quello di una convenzione di polizia locale con Vizzolo, Dresano e Colturano per il controllo del territorio nelle serate estive».
Cosa voterà al referendum sulle riforme costituzionali?
«Voterò sì. E’ importante vedere che c’è la volontà di cambiare qualcosa, eravamo fermi da settant’anni. Sono d’accordo con Cacciari: non è l’ottimale, ma è un modo per partire. Poi qualche modifica si potrà anche fare. Io penso che pur senza grandi entusiasmi bisogna andare avanti. La Costituzione è bellissima, ma si può anche modificare. Non dimentichiamoci che è della parte che riguarda la gestione dell’amministrazione che si parla, nessuno mette in discussione i principi fondamentali».
Le piace anche il Senato delle Regioni?
«Solo noi avevamo ancora una doppia camera con una pletora di eletti che si rimbalzano le leggi. Il fatto che il Senato possa rappresentare le autonomie locali è positivo. Si poteva far meglio? Almeno ci siamo mossi. E intanto si risparmia anche qualcosa. Non è molto, ma è già un segno. Dopodiché una vera spending review andrebbe fatta anche dallo Stato e dalle Regioni, non possiamo farla solo noi sindaci».
Secondo lei passeranno le riforme?
«Se diventa una sfida politica pro o contro Renzi il rischio che possano non passare è grosso. Sono certo che se si votasse solo sui contenuti del referendum la stragrande maggioranza degli italiani voterebbe sì».
Pensa che la riforma dei territori avrà gambe lunghe?
«Non lo so, forse potrà essere modificata e aggiustata. L’importante è riuscire a snellire la burocrazia e la gestione amministrativa».
Fiducioso sul futuro del Lodigiano?
«Conosco i sindaci lodigiani e so che sono persone che ci mettono l’anima, che fanno salti mortali per il loro territorio. Dovremo avere l’intelligenza di interloquire bene con la Città metropolitana. Gli uomini ci sono, non sono pessimista. E sono fiducioso anche per Mulazzano. Lo sa che noi abbiamo cento volontari in campo ogni giorno? Quando un comune ha queste risorse non può che guardare avanti con fiducia».
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