Prima di tutto le nostre radici e la nostra dignità

«Nella Città metropolitana perderemmo la nostra identità. Penso invece che sia molto praticabile un’alleanza con Crema».Giuseppe Gozzini, sindaco al quarto mandato di Camairago, è “da spirito libero” e da “sindaco non legato a nessun partito” che dice di esprimersi sul futuro amministrativo del territorio. E sarà per questo che all’ipotesi del ritorno a Milano oppone un no secco, di quelli senza se e senza ma. E che “ai soloni della politica” dedica il primo pensiero.

I soloni della politica sono una new entry in questa pagina. Chi sarebbero?«Tutti quelli che dicono che la Città metropolitana avrebbe cura delle nostre strade e del nostro ambiente. E che ci garantirebbe i servizi che servono».

Solo chiacchiere?«Intanto vorrei capire quali sono i servizi di cui parlano. Abbiamo perso il giudice di pace, stanno chiudendo gli sportelli bancari e quelli postali, chiudono anche i reparti ospedalieri, forse perderemo l’Agenzia delle entrate. E forse anche il tribunale».

Anche il tribunale?«Se andiamo nella Città metropolitana è molto probabile. Con Crema il rischio non ci sarebbe, loro l’hanno già perso, non si può lasciare un’Area vasta senza tribunale. Se vogliamo mantenere i servizi dobbiamo avere il controllo del territorio, è anche una questione di dignità. Nella Città metropolitana non saremmo neanche un’espressione geografica».

Con Crema invece…«Con Crema avremmo una gestione del territorio più controllabile e a misura d’uomo. E sarebbe anche un ritorno alle origini, dato che l’alleanza fra i due territori ha riscontri storici. Inoltre avremmo la possibilità di continuare, seppur non da soli e con altre modalità, l’esperienza amministrativa che il nostro territorio ha maturato in tanti anni, prima con il Consorzio del Lodigiano e poi con la Provincia. La buona gestione del territorio ha dimostrato che la classe politica lodigiana in tutti questi anni ha ben amministrato. E questa è un’esperienza da non buttare. Non possiamo correre il rischio di diventare la pattumiera di Milano, anche se un po’ già lo siamo».

E se i comuni del nord Lodigiano si opponessero al matrimonio con Crema?«Se vogliono andare nella Città metropolitana ci vadano pure. Il territorio di fatto è già diviso sulla scelta. Noi siamo lontani da Milano, perché dobbiamo andarci per forza? Noi potremmo andare a Piacenza o a Cremona. Io ci andrei già domani, in quei territori ci sono tutti i servizi che servono, al mio paese ha chiuso anche lo sportello bancario. E poi mi lasci dire che in tutta questa vicenda ci sono due cose che non mi piacciono…».

Quali?«La prima è che ci sono sindaci per i quali è inutile fare tanti discorsi, perché, dicono, tanto poi le scelte le fanno altri. Ma come? Noi possiamo esprimere la nostra contrarietà se una cosa non ci sta bene, dovremmo avere la capacità di mettere in discussione le decisioni che altri prendono, non possiamo essere supini. La seconda cosa che non mi piace è che sin qui non vi sia stata una richiesta ai sindaci di esprimersi per iscritto su cosa vorrebbero fare».

Intende dire una richiesta da parte di Soldati?«Io lo stimo e lo apprezzo per l’impegno che ci sta mettendo, però sarebbe stato il caso di investire i sindaci di una responsabilità ufficiale, di invitarli a prendere una posizione. Se all’Assemblea dei sindaci partecipiamo solo in trenta non possiamo avere un quadro reale dell’orientamento generale. Io di questo ho parlato anche con il sindaco di Codogno, gli ho chiesto di farsi carico nella Bassa di un’iniziativa di questo tipo, perché ora che ci stiamo avvicinando al momento delle decisioni sarebbe importante sapere qual è l’orientamento dei comuni della nostra zona. Però la richiesta è rimasta in sospeso».Ha letto martedì scorso l’intervento di Claudio Pedrazzini sul nostro giornale? Solo la Città metropolitana garantirebbe prospettive di sviluppo al Parco tecnologico padano, all’Università veterinaria e ai brand delle imprese lodigiane…«Non so se siano idee di un politico legato al partito o se sia un suo pensiero. La cosa comunque non mi tocca, queste cose non rispecchiano il bisogno della gente, le priorità sono altre. Anche la Bassa è un territorio che si sta impoverendo, abbiamo aree che devono essere riqualificate, c’è molto da fare per superare il periodo di difficoltà. Alla fine gli obiettivi di cui parla Pedrazzini che benefici porterebbero alla cittadinanza?»

Ammetterà che non sono aspetti trascurabili. Un loro peso l’avranno al momento della decisione…«Io non volo così alto. Io conosco ogni metro quadrato del mio territorio, conosco tutta le persone intorno a me, io non sono un presidente o un consigliere della Regione, io cerco di amministrare bene il mio paese. E ho l’abitudine di dire quello che penso. Vogliamo perdere la nostra dignità e andare nella Città metropolitana? Io non ci sto. Sono il sindaco di un piccolo paese, ma la mia dignità è pari a quella di tutti gli altri sindaci».

Ma i suoi concittadini come la pensano, ammesso che un’opinione se la siano già fatta?«Non ho idea di come la pensino, è un ragionamento che non abbiamo affrontato pubblicamente. In questi anni i problemi dei cittadini sono stati e sono altri, a partire da quelli del lavoro e da quelli dovuti alle ricadute sul loro territorio dei tagli dei trasferimenti statali. Ed è su questo tema che ci stiamo confrontando in vista della fusione con Cavacurta. Proprio oggi il Consiglio comunale esprimerà un atto di indirizzo per la fusione, poi inizierà l’iter. Entro il 1° marzo 2017 bisognerà inviare in Regione il progetto di fusione. Poi tra novembre e dicembre ci sarà il referendum. Se il referendum avrà esito positivo, nella primavera del 2018 avremo le elezioni e un’unica amministrazione».

Ma che si dice in paese? Non per dire, ma il precedente di Cornovecchio non è incoraggiante…«La percezione è che siano tutti abbastanza d’accordo. Con Cavacurta c’è una comunanza consolidata nel tempo anche grazie alle attività promosse dal parroco. L’eventuale fusione però non sarà altro che una resa condizionata ai trasferimenti dallo Stato verso i comuni che si mettono insieme. Lo Stato ci ha tagliato i trasferimenti e noi stiamo letteralmente soffocando. Non è accettabile che le fusioni siano spinte dagli incentivi. Le risorse dovrebbero essere sempre garantite, in uno Stato civile queste cose dovrebbero esistere di diritto. Se lo Stato vuole risparmiare, elimini le Regioni e non intervenga sulle cose che funzionano».

Nulla da salvare del governo Renzi?«È lì senza averne titolo. Io sono legittimato perché i miei concittadini mi hanno votato, lui non è stato votato da nessuno. Sarebbe stato meglio andare a votare e vedere cosa succedeva. Adesso fa la voce grossa e porta a casa anche i voti di Verdini».

Pensa che al referendum di ottobre passerà il sì alle riforme costituzionali?«Spero di no. Un referendum impostato in questo modo e da un governo non legittimato dal voto popolare è meglio che non passi».

Neppure la riforma del Senato le piace?«Non si possono mettere al Senato sindaci e consiglieri regionali, gente che ha già altri compiti istituzionali. Io faccio fatica a fare il sindaco di un piccolo paese, figuriamoci come potranno impegnarsi al Senato i sindaci delle città. Sono contrarissimo all’idea che saremo rappresentati da persone che hanno già altri impegni amministrativi. Secondo me non avranno né forza né tempo a disposizione per impegnarsi nell’interesse di tutti gli italiani».

Fiducioso sul futuro del Lodigiano?«Vorrei dirle di sì, vorrei esserlo. Spero solo che le scelte che saranno fatte da chi ha più potere di un sindaco di un piccolo paese terranno in considerazione le nostre radici e la nostra dignità».

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