Trasformare la Muzza in una via d’acqua da navigare

«Il Lodigiano prima di discutere se apparentarsi con la Città metropolitana di Milano o con la provincia di Pavia, prima di affrontare se sarà più conveniente sostenere la grande area affacciata sul Po costituita dalle quattro Province della bassa Lombardia, deve fare qualcosa di più importante: guardare al futuro con un grande progetto. E solo dopo apparentarsi al territorio che lo sosterrà. Questo grande progetto potrebbe essere la realizzazione sul proprio territorio del canale navigabile che permetterebbe il collegamento per le vie d’acqua tra Cremona a Milano».

Massimiliano Salini, ex presidente della Provincia di Cremona, ora europarlamentare del Nuovo centro destra-Ppe e membro della Commissione Trasporti e Turismo, un’idea per il Lodigiano che verrà, lui ce l’avrebbe. «Guardo al Lodigiano come a una parte di me - ricorda sorridendo - ho un pezzo di Lodi nel sangue, perché mia madre appartiene al ceppo Codecasa di Dovera, per questo ho sempre frequentato Lodi. Lei e tutte le sue sorelle avevano studiato dalle Suore Canossiane. Da piccolo mi portava a Lodi perché, a suo dire, solo a Lodi si trovavano i negozi migliori. Poi, sposandosi, si è trasferita a Soresina, dove ho sempre abitato fino a pochi anni fa. Ora risiedo nel centro storico di Crema, a pochi chilometri dal Lodigiano».

È dunque un parlamentare europeo a rilanciare l’idea di una grande via d’acqua. Un’idea non nuova per la verità, ma che questa volta è già sotto forma di progetto con tanto di beneplacito della Commissione europea, disposta a cofinanziarlo. E che l’Aipo ha già girato al Consorzio Muzza Bassa Lodigiana con la richiesta di uno studio di fattibilità. Ne ha parlato con risalto «Il Cittadino» poche settimane fa, ai primi di settembre. Era stato il presidente del Consorzio di bonifica Muzza Bassa Lodigiana, Ettore Grecchi, a parlarne al nostro giornale: «La richiesta - aveva dichiarato - è giunta dalla Commissione europea all’Italia e da qui, dopo un passaggio all’Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po), è giunta sulle nostre scrivanie sotto forma di richiesta per uno studio di fattibilità. L’accordo tra Aipo e Consorzio prevede, a nostro carico, la realizzazione di uno studio di fattibilità per trasformare la Muzza (da Truccazzano al fiume Adda) in un canale idoneo alla navigazione turistica e delle merci. In poche parole, progettare la costruzione di un nuovo canale navigabile di lunghezza pari a 60 chilometri per collegare Milano ( e il fiume Adda) con il porto fluviale di Cremona».

Si tratterebbe dunque di realizzare, rendendo navigabili anche gli ultimi chilometri della Muzza - ora ridotti a scolatore - il prolungamento fino a Truccazzano del canale che dal porto fluviale di Cremona si ferma ora a Pizzighettone. I lavori riguarderebbero una cinquantina di chilometri da un’estremità all’altra del territorio Lodigiano, con l’approdo al porto previsto nell’ex cava di Truccazzano, prossimo alla Brebemi e alla Tem. Il progetto è complesso e non è scontato che lo studio di fattibilità in corso si concluda con un parere favorevole.

Salini, lei dice che è da qui che il Lodigiano dovrebbe iniziare a ragionare sul futuro?

«Io penso che Lodi in vista delle future scelte debba superare i suoi complessi di inferiorità e dare un messaggio di concretezza con un grande progetto, sulla base del quale poter richiamare l’interesse di altri territori. È un criterio sul quale potersi muovere».

Del progetto sulla navigabilità interna più volte s’è parlato, ma l’idea s’è persa sempre nelle nebbie della politica, oltre che nei vicoli ciechi del corporativismo. Senza contare le preoccupazioni degli agricoltori e le perplessità degli ambientalisti. E poi c’è il grande problema della reperibilità dell’acqua, che nelle ultime estati siccitose ha rischiato di non essere sufficiente neppure per l’irrigazione dei campi. Pensa che ora sia realizzabile?

«È una sfida abbandonata da tanto tempo ma che ora può essere finalmente ripresa perché c’è un progetto già pronto e sostenuto dall’Europa e nel quale la presenza del Lodigiano è strategica. È l’alternativa ecologica al traffico stradale e all’inquinamento che Bruxelles intende sostenere. Nei primi posti delle grandi opere pubbliche finanziate dalla Comunità Europea ci sono le vie d’acqua».

È già stato affrontato il tema del percorso?

«Non si tratterebbe più del tragitto dello storico canale navigabile che partendo dal porto di Cremona risaliva in diagonale fino a Milano, per attestarsi in quell’area che ancora oggi, a pochi metri da piazzale Corvetto, si chiama, come la fermata della metropolitana “Porto di mare”. Il “porto” di Milano è stato individuato altrove».

E dove?

«Nel territorio di Trucazzano, dove si trova una grande area che è stata utilizzata in questi ultimi anni come cava di materiale inerte per la costruzione delle grandi opere pubbliche. Il progetto prevede di far risalire la futura via d’acqua da Pizzighettone fino a Trucazzano utilizzando, appunto, il tracciato della Muzza».

Quali vantaggi assicurerebbe al Lodigiano?

«Sarebbe sicuramente in grado di attirare nuovi e importanti investimenti e di riattivarne di minori. Il progetto, e questo voglio sottolinearlo a chiare lettere, è strategicamente concepito come collegamento alle nuove infrastrutture stradali, la Brebemi e la Tem. Favorirebbe lo sviluppo economico e turistico, merci e persone potrebbero viaggiare anche sulla via d’acqua. Da Truccazzano le merci verrebbero portate fino a Cremona sulle bettoline, poi navigando lungo il Po raggiungerebbero l’Adriatico».

Facile a dirsi ma non a farsi.

«Il canale Muzza arriva nella sua interezza fino alla centrale di Tavazzano. Si tratta di potenziare questo tratto, che esiste già. Occorre poi realizzare il nuovo tratto, che lo congiunge al fiume Adda. Ed è necessario regimare bene il corso dell’Adda nel tratto compreso tra Pizzighettone e il punto in cui la Muzza sfocia nel fiume».

Quanto costerebbe eseguire questo progetto? Sono già stati fatti i conti?

«In tutto circa 3 miliardi di euro. La spesa prevista per il completamento del canale è di un miliardo, quella per la regimazione delle acque del Po di due miliardi».

Una cifra davvero ingente. Con quali modalità sarebbe reperita?

«Attraverso lo strumento del project financing ed un forte cofinanziamento della Commissione europea».

Sì, ma bisognerebbe lavorare anche su tutto il rimanente corso del Po, che è navigabile solo per un tratto. Non è cosa facile. Ci sono le dighe che nel frattempo sono state costruite. Mi viene in mente, per tutte, la grande diga di Isola Serafini.

«Questo aspetto sarà affrontato successivamente. Anzitutto è necessario assicurare che una grande via d’acqua colleghi il Po all’hinterland di Milano. In questo caso, Trucazzano».

Ma il canale sarebbe in grado di attirare i capitali privati?

«Gli investitori se vedono che c’è un grande progetto non si fanno attendere, le risorse arrivano subito».

È un progetto che però è proiettato in un futuro non imminente, il solo studio di fattibilità durerà non meno di un anno. Come si concilia con le scelte estemporanee e la scarsa lungimiranza della politica di oggi?

«Bisogna entrare nell’ottica di una nuova visione delle finanze, superare le difficoltà di tipo culturale e attivare quelle dinamiche di marketing necessarie al sostegno di un’idea. I tempi sono cambiati, è cambiata la politica, le risorse non sono più quelle di una volta. Ma un grande progetto può comunque essere realizzato».

Sarà sufficiente per cementare due territori in vista dell’attuazione della legge Delrio?

«È un progetto concreto di fronte ad una legge che di fatto è rimasta un processo mai concepito».

Non è l’unico a pensarlo…

«La Delrio ha soltanto lisciato il pelo alla battaglia contro gli sprechi della politica. Con questa legge il governo ha usato uno strumento improprio, ha cercato di riempire l’Oceano con il cucchiaino».

Torniamo al canale. Lei è proprio convinto della bontà dell’intervento?

«Il treno delle opportunità passa poche volte nella vita. Per il Lodigiano è una di quelle volte. Deve solo decidere cosa intende fare. La realizzazione della nuova via d’acqua costituirebbe un’opportunità economica irripetibile, per le aziende dell’intero territorio. Il quale non verrebbe compromesso né distrutto, perché coinciderebbe con un canale già esistente, che è quello della Muzza».

Lei sarebbe disposto a raccontare in pubblico questa sua proposta?

«Certamente. Anche domani mattina. Perché “Il Cittadino” non organizza un evento pubblico su questo tema? Mi prenoto fin d’ora a fare da relatore».

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