«Assistenza ai ragazzi con bisogni speciali, sono illegittimi gli interventi per ridurre il monte ore»

La lettera dei rappresentanti di Ledha

Lodi

In merito agli interventi del sindaco di Somaglia e del vice sindaco di Codogno, apparsi su Il Cittadino relativamente alla tematica delle risorse per l’assistenza scolastica per alunne e alunni con bisogni educativi complessi, in particolare con disabilità. Nel riconoscere l’alto valore del lavoro svolto degli enti locali per garantire l’inclusione scolastica, desideriamo ragionare su alcuni aspetti imprescindibili che gli stessi enti devono considerare nella loro gestione.

Come è noto, in questi ultimi anni la richiesta di interventi di assistenza educativa a scuola in favore dei bambini e ragazzi con disabilità è molto cresciuta. Sarebbe molto utile interrogarsi sulle cause di questo fenomeno che ha certamente risvolti positivi, di valorizzazione della dimensione pedagogica, ma anche potenzialmente negativi, connessi all’idea che il diritto all’inclusione scolastica dipenda dalle ore di “copertura” di personale specializzato. Si tratta di una situazione che ovviamente sta mettendo in difficoltà molte amministrazioni comunali che si trovano a dover far fronte a una spesa obbligatoria che non possono in alcun modo governare. Infatti quanto stabilito dal GLO (Gruppo di Lavoro Operativo attivo sui singoli alunni) sulla necessità dell’intervento educativo e sulla sua quantificazione, è un diritto esigibile dell’alunno con disabilità.

In questi ultimi mesi si sono fatte strada, tanto a livello regionale che a livello territoriale, alcune ipotesi di sperimentazione di una modalità differente, rispetto a quanto avvenuto fino ad ora, nella gestione di questo servizio. Si parla, sempre più spesso di educatore di plesso e/o di educatore di gruppo. Si tratta, in alcuni casi, di esperienze che possono essere interessanti, nel momento in cui si ampliano gli spazi di azione degli educatori, permettendo loro di uscire da un rapporto con il “solo” studente con disabilità, permettendogli di agire all’interno di più ampie relazioni di classe e anche di istituto. Purtroppo, in molti casi, è invece emerso che queste sperimentazioni nascondano la volontà di trovare un modo di tenere sotto controllo la spesa, facilitando anche ulteriori situazioni di separazione degli alunni con disabilità dal resto del gruppo classe.

Questo avviene, affidando alla scuola un monte ore predefinito di ore di “educatore” e permettendo che un solo educatore possa seguire più studenti con disabilità, anche al di fuori della classe e anche di classi diverse.

Vogliamo e dobbiamo quindi ribadire che:

- le ore di assistenza educativa scolastica sono assegnate in base alle esigenze educative del singolo bambino e ragazzo con disabilità e devono essere utilizzate interamente nel suo esclusivo interesse e per perseguire il suo diritto all’inclusione scolastica;

- è possibile (in alcuni casi auspicabile) che l’educatore possa intervenire, anche in attività di piccolo gruppo, dentro e fuori la classe, che coinvolgano bambini e ragazzi con e senza disabilità della stessa classe o comunque all’interno di progetti e iniziative pensati per la generalità degli studenti (laboratori, classe aperte, ...). Si tratta, in ogni, caso di interventi che devono essere previsti e descritti nel PEI e sempre con l’obiettivo di promuovere l’autonomia, la crescita, la vita indipendente e l’inclusione dell’alunno con disabilità;

- risultano del tutto illegittimi tutti gli interventi che prevedono la riduzione del monte ore di educatore assegnato al singolo studente con disabilità e/o che prevedano la formazione di gruppi composti solo, o in prevalenza, da alunni con disabilità che svolgano attività fuori dalla classe.

Giovanni Barin e Laura Bonomi, rappresentanti di LEDHA e ANFFAS presso il GLIR
Lodi

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