«I ragazzini con la pistola, dove abbiamo sbagliato?»

«Siamo di fronte a una falsa libertà gratuita che è responsabilità diretta dei genitori»

I fatti di cronaca nera di quest’ultimo periodo hanno riacceso il faro dell’opinione pubblica verso un problema sociale preoccupante: ragazzi che girano di notte (ma anche alla luce del sole) con coltelli e pistole in tasca. Non solo, ma anche minorenni che non esitano a uccidere coetanei con le proprie mani, o con l’uso distorto e criminale delle parole, e poi non sanno spiegare cosa sia successo, non riuscendo a convivere con un senso di profonda inadeguatezza.

Casi clamorosi di questa natura hanno riempito le cronache dei giornali in questi ultimi giorni e “spinto” trasmissioni Tv a sviscerare morbosamente questi tragici fatti di cronaca, ampliandoli ancor più come cassa di risonanza mediatica di cui non si sente proprio il bisogno.

In questi casi, sul ruolo della Tv pubblica, ci sarebbe da aprire un serio dibattito anche se, con questa classe politica impegnata ad affrontarsi con olio di ricino e caviale, temiamo che sia tempo perso.

Comunque, c’è chi “legge” tutto ciò come conseguenza del periodo Covid, con migliaia di ragazzi costretti a restare relegati in casa, incapaci di relazionarsi con se stessi. Altri tendono a giustificare queste azioni come tragiche ragazzate, senza domandarsi quali ne siano le cause più profonde.

Così, mentre la questione è dibattuta in vari convegni e innumerevoli tavole rotonde con vari esperti, si va rapidamente consumando un’intera generazione di giovani. Cosa fare di fronte a tutto questo? Alcuni esperti sostengono che servirebbero più scuole aperte tutto il giorno e maestri preparati ad hoc per affrontare questa vera emergenza, dimenticando che per questo (e per la sanità) le risorse economiche sono perennemente in sofferenza.

Ricerche universitarie evidenziano la necessità e l’utilità di coltivare veri amici fin da giovani perché «in grado d’influire positivamente sullo sviluppo della salute sociale e del benessere psicologico da adulti».

Da non esperto forse mi concentrerei maggiormente sulla necessità di rivedere il (non) funzionamento dei meandri di una società ove si è perso il senso della famiglia e delle responsabilità. Nuclei famigliari spesso disgregati ove si tende a offrire troppo a questi ragazzi, senza rendersi conto che tutto ciò è un male perché oscura il senso del dovere e del rispetto verso gli altri.

Siamo di fronte a una falsa libertà gratuita che è responsabilità diretta dei genitori, un campo minato e delicato ove molti si chiedono il perché e dove si sia sbagliato. Domande che coinvolgono inevitabilmente anche noi “giovani nonni”, chiamati a degli esami di coscienza per quanto fatto nel trasmettere ai nostri figli e nipoti sani principi di convivenza civile e umana.

Che qualcosa non abbia funzionato correttamente in questa transizione è più che un sospetto. Ci consola osservare che non tutto è perduto. Esempi di giovani “sani” e impegnati nello studio, nel lavoro e nel volontariato fortunatamente non mancano. È su questi che andrebbe concentrata l’attenzione dei mass-media se vogliamo puntare a un cambio di paradigma.

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