
Lettere al Direttore / Lodi
Mercoledì 23 Aprile 2025
Il caso della Piarda, l’appello al sindaco di Lodi: «Ecco perché l’assessore deve dimettersi»
La lettera di Stefano Rotta
Lodi
Egregio signor Sindaco, caro Andrea, se v’è significato, vicende private e pubbliche s’innestano in un tema comune, e forte: quali sono i limiti dell’amministrazione pubblica? Quali limiti alla scienza occidentale?
Esistono zone infrangibili, patrimoni intangibili, boschi sacri? Non andrei al Novecento, aspettandoti da mesi a tavola per una conversazione conviviale e culturale sui deliri scientifici del secolo passato, dalla psichiatria nazista all’atomica. Stiamo nel nostro tempo e spazio. Come me sei uomo legato all’anelito di conoscere: hai ricevuto il consenso civico di una buona parte della cittadinanza anche di moderati di centrodestra per questa dote personale, così attrattiva.
Ora però il caso è concreto, e profondamente politico: è stato giusto - uso deliberatamente questo termine - devastare, radere al suolo, fresare il terreno, per un intero ettaro, il più grande polmone verde della città, definito “periurbano”, in realtà “emiurbano”, nel cuore di Lodi, al limite del ponte Napoleonico, asset turistico di prossimità e internazionale, compreso fra la Maddalena e il Revellino; infine luogo informale di culto e di culti, sito di incontro e miscela sociale, presidio fisico terapeutico di ristoro psicologico, e luogo di rifugio per fasce fragili italiane e straniere. In una parola la sicurezza vista da “noi”, di centro sinistra, che abbiamo da sempre rifiutato la propaganda degli sceriffi e delle ronde. La fruibilità del territorio, con i suoi gioielli naturalistici unici e intangibili, indisponibili per Costituzione, che sotto traccia tanto fatturato portano alle attività economiche.
Hai nominato un Assessore, il professor Stefano Caserini, che si occupa di clima, il quale ha accettato che venisse distrutto l’unico microclima della città, con anche dieci gradi in meno in estate rispetto alle zone antropizzate. Ora è un deserto con alcune povere piante isolate esposte ai venti: una proprio pendente sul Bar Eden e sulla ciclabile che andavano giustamente protetti dai danni alle strutture e agli avventori; sarà un deserto di rovi, sterpaglie, topi, ailanti (essenze invasive, essenze pionieri di terreni deturpati) o alla peggio un giardino a disposizione di qualcuno che si appropria di beni demaniali, offendendo le architetture democratiche basilari di questo paese, che in Aprile soprattutto è bello richiamare ed amare.
Sei stato mio gradito ospite in estate, al fresco, abbiamo condiviso un po’ di vita e sincera amicizia con altre anime belle: con te e con centinaia di altri lodigiani, milanesi, romani, olandesi, televisioni (Rai3, Rai1, Mediaset, Telenova con uno speciale in cinque puntate) e poi artisti dalla Casa degli Artisti di Milano, tanta gente di mezzo mondo con cui s’è creata una famiglia allargata da un lavoro come un altro, portare la gente in barca: insomma mezzo Mondo. Tutti mi chiedono: perché? 647 messaggi in direct dai social nei giorni di “guerra” a fine marzo. Torniamo a occuparci di temi che riguardano da vicino la giornata e la vita dei liberi elettori.
Ho fatto così ciò m’ha detto il nostro adorato Sparviero dal cielo: resisti!
I boschi sono sacri. Abbiamo fatto la Resistenza solo grazie agli alberi, intersecati e vivi e sani in quanto intrecciati tra loro, i tronchi come i partigiani; alle bacche, alla conoscenza e presidio del territorio, ai nascondigli, alla presenza della gente di fiume, che ha garantito proteina, energia, vita, dal pesce d’acqua dolce anche nel ‘44, quando in città si moriva di fame in campagna imperversava la borsa nera.
Era sano l’ecosistema, non la somma ma la fusione di tutti gli individui, che comunicano tra loro e vivono in una stessa creatura, la foresta. Quel “noi” che l’assessore esorta ossessivamente a usare, ma chi intende? Che noi esiste? Io sono la voce degli spazi liberi, dei fiumi e dei mari, questa è la mia vita e questo faccio. L’unico “noi” che vedo è quello delle piante, che tutte insieme potevano costituire un’anima identitaria tra le differenze culturali e un asset di turismo di prossimità.
E proprio di questo vorrei parlarti: lo scorso agosto ero in Piazza davanti al Duomo, e stavo per scriverti per “il Cittadino” una lettera riguardo quanto fosse importante tutelare quel bosco, perché a mio avviso è la cosa più bella di Lodi insieme alle Chiese Romaniche e al Tempio Civico. Mi misi al pc, ai tavoli di un bar, ma sentendo parlare inglese chiesi ai giovani vicini da dove venissero. “Da Milano, andiamo in collina sul piacentino ma aspettiamo amici in stazione”. Erano olandesi, ambientati a Milano, in partenza per vacanze in Emilia e di lì pronti per vivere in Svezia. Europei, insomma. Le persone che vorremmo vedere tutti di più a Lodi, per fare turismo e commercio. Sorrisi, cultura, e potere d’acquisto. Persone abituate al mondo, che gradiscono visitare una mostra, non ne vengono certo sconvolti; fu invece al bosco che si aprì il loro cuore e accadde quella che chiamo “magia di Venezia”, valida sia a livello sentimentale che commerciale, e cioè quando le persone, anche le più spesse, si rilassano, si aprono, vanno in adorazione, ed entrano nella dimensione del confronto, del racconto e della riconoscenza. Nella foto vedi i loro visi al bosco sul fiume, e ogni tanto come tanti mi scrivono “quando torniamo in Italia verremo al Bosco”, e io non riesco a dire a tutti che il Bosco non c’è più. Gli Enti coinvolti in questa distruzione non hanno considerato l’indotto dei boschi, sui ristoranti, bar, anche popolari, della zona. Il commercio si fa pescando pesci fuori dalla barca, non quelli che sono già dentro il “recinto”. Abc del marketing territoriale. O vogliamo essere solo agrivoltaico e logistica?
Sono al fiume, ora, che s’ingrossa per le piogge di primavera. Mentre ti scrivo rileggo l’enciclica di Papa Francesco, Laudato Si’, in cui sta scritto tutto l’esatto contrario di ciò che la ditta incaricata dal Parco ha perpetrato; io mi aspettavo una risposta dissociante e tutelante le sensibilità lese da parte dell’Amministrazione Comunale di Lodi che è giunta, pubblicamente, solo dal tuo consigliere delegato per le politiche fluviali e paesaggistiche, Tommaso Premoli; giammai da Caserini.
Nei sei capitoli dell’Enciclica, il Papa evidenzia che la nostra Terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”. “Il deterioramento dell’ambiente e quello della società - afferma il Papa - colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta”, spesso considerati “un mero danno collaterale”.
Antropocentrismo e Tecnocrazia sono i mali dell’Occidente al collasso: una società senza Dio, per chi crede, e senza Sacro per tutti gli altri individui che coltivano il dubbio e la ricerca. Non saprei esprimermi meglio di Papa Francesco. Sicuramente non anelo a sostituirmi a Madre Natura nella rigenerazione del Bosco, che è stato ucciso. Un geocidio, per mia penna, e se mi permetti anche un Genocidio, per fantasiosa bocca del consigliere Invernizzi, nel senso che sono morti i genii, le creature che vivono negli alberi, riflesso della nostra intima coscienza. Lo specchio degli occhi bambini. Ritrova la magia del Segreto del Bosco Vecchio, capolavoro della letteratura umana, opera prima di Dino Buzzati, amico mio.
L’Assessore Caserini, che ho sempre tenuto esterno alla mia emozionale vis polemica nei video social da 250mila visualizzazioni, che avrei preferito non fare, così pieni di dolore, s’è fatto sua sponte co-autore insieme al Parco (tramite le pagine del Cittadino) di questa azione.
A questo punto, caro Sindaco, non posso che esimermi dal chiederti pubblicamente di esortarlo alle sue dimissioni immediate. Questo il sentimento diffuso che ho trovato tra le persone e che ho il dovere di condividere. C’è uno scollamento tra il sentire della gente, tra chi vive realmente il posto, tra il sapere di campagna infuso nel territorio, e queste fredde decisioni amministrative recepite come abusi. Il Parco, tramite Sergio Curti, ha espresso, anche con me, il rito del perdono. Caserini, no.
C’è fermento in città e molti ambienti, anche ambientalisti, lo ritengono inadeguato al ruolo. Io purtroppo mi sono, giorno per giorno, avvicinato a questa tesi (analizzando parole, propositi, gesti, toni, linguaggi); quando il consigliere Gianmario Invernizzi, giunto per primo sul campo, si consigliò con me sull’opportunità di queste dimissioni, risposi che no, “lasciamo stare il Comune di Lodi che è parte lesa”. Ma nei giorni successivi ha fatto di tutto per essere parte lesiva, anche con toni sarcastici e offensivi.
Non posso accettare, come narratore, come intellettuale, come uomo d’acqua e di boschi, che un amministratore si arroghi il diritto di poter decidere, con la bacchetta della scienza in mano, le sorti di un ambiente naturale, che non ci appartiene come umanità, appartiene al Pianeta Terra (Gaia), a Dio, allo Stato Italiano e quindi a tutti i liberi cittadini a seconda di quale sensibilità si avverta come prioritaria. Da tutta Italia ogni giorno mi scrivono e sarebbe così bello se il Sindaco dicesse per una volta, abbiamo sbagliato come corpo amministrativo, non abbiamo fatto un buon servizio al pianeta e ai cittadini, rimuoviamo gli interessati e apriamo una nuova stagione di dialogo.
Stefano Rotta
© RIPRODUZIONE RISERVATA