Lettere al Direttore / Lodi
Martedì 09 Luglio 2024
Intelligenza artificiale o conoscenza?
La vera fonte di scienza va ricercata
Siamo succubi di definizioni sommarie tipiche del sedicente giornalismo contemporaneo. Sull’intelligenza ci si è messo il cinema con le “Vacanze intelligenti”, la pubblicità con la “Spesa intelligente”, gli elettrodomestici con la “lavatrice intelligente”, ... sta di fatto che se ne parla a vanvera. Intelligenza (Treccani) “Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere, spiegare fatti e/o azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, ...”. Artificiale (Treccani) ”Fatto, ottenuto con arte, in contrapposizione a ciò che è per natura”. “Intelligenza Artificiale”: Una semplificazione giornalistica “ad effetto”.
La digitalizzazione di dati e informazioni è in continuo aumento. Nella rete Internet, la “immensità di dati” è detta in gergo: “Big data” (ahimè pronunciata “deta”, all’inglese ... mentre “data” è, in latino, il plurale di “datum” (dato); dire “deta” è un po’ come chiamare “vairus” il “virus”). Il mondo digitale è come una gigantesca soffitta dove sono accumulate tonnellate di ciarpame mescolato a cose serie e a ricordi vintage. “Così tra questa immensità s’annega il pensier mio, e il naufragar m’è dolce on questo mare”; nel mare digitale, dove il muoversi si dice appunto: “navigare”. La tecnologia software offre: “motori” di ricerca, “motori” inferenziali, logiche analitiche, per setacciare la fuffa della discarica di dati e tenere il riusabile. Un gigantesco frugare e rovistare e scegliere e ricomporre in una infinità di briciole di informazione per rimetterle insieme in un modo plausibile (anche se non propriamente intelligente). In altre parole: un “copia-incolla” di quel che esiste, per quanto immenso esso sia. Ma non è creazione di ciò che non esiste. Qui sta il pericolo: scambiare per oro colato quel che esce dal setaccio. Ovvero: scambiare per intelligenza un pur sofisticato insieme di regole: di “if-then” (se-allora), “else” (altrimenti); ottimo per l’analisi di massa, ma fuorviante per il cosiddetto “ragionamento”. Gli esempi banali sono “Siri”, “Alexa”, i vari assistenti digitali che si trovano in Internet (es.: “Will” nel sito di Windtre).
L’immaginario collettivo si lascia ingannare dalla parola “intelligenza” (artificiale), dimenticando concetti quali: apprendimento, sentimento, opinione, intuizione, invenzione, commozione, dolore, ... ma anche: intenzione. Prendiamo “GPT” (che sta per Generative Pre-trained Transformer): un software basato sulla famigerata “intelligenza artificiale” progettato per simulare una conversazione con un essere umano. Conversazione (?) che ricorda un gioco in voga negli anni 80 chiamato “Tubolario”, ovvero un generatore di “frasi del tubo”: una costruzione dinamica (su basi statistiche) di porzioni di frasi banali, organizzate sotto forma di un discorso dall’apparenza logica e sintatticamente corretto, che di fatto non esprime un bel niente, ma dà la sensazione di volerlo esprimere. La fonte ? Bah: Internet. Che cosa c’è in Internet ? Blog, “haters” (odiatori da tastiera), sbruffoni, “fake news” (ovvero bufale), pubblicità, voglia di apparire, volgarità, barzellette, oscenità, “like” (mi piace)... raramente (anzi: quasi mai) roba suffragata da fatti o “conoscenza” concreta.
La vera fonte di scienza va ricercata con studio, cura e pazienza; ricordando che quel che aneliamo di conoscere magari non è dove rovistano tutti. “Un bel tacer non fu mai scritto”; tanto meno in Internet.
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