
Lettere al Direttore
Lunedì 06 Novembre 2017
La politica faccia crescere idee positive
Posizioni aberranti che trovano cittadinanza nella società
L’aria irrespirabile di questi giorni, carica di polveri sottili, è del tutto paragonabile alla irrespirabile aria politica e sociale in cui stiamo vivendo.
E’ un’aria che si nutre di egoismo e di scelte per nulla lungimiranti : ci si orienta verso ciò che conviene a se stessi o alla propria parte, ora e subito. E ciò senza saper pensare alle conseguenze future e senza una idea- guida che mantenga la società su una strada di progressiva maggior giustizia sociale: cosa che, oggettivamente, dovrebbe essere l’obiettivo di ogni politica.
Anni fa (nel 2008), in una lettera a questo giornale, citavo uno slogan che avevo letto su un muro di una cittadina del Piemonte. Diceva : “Pensa a te stesso, vota Lega”. Lo definivo come la rappresentazione dell’antipolitica. E in altri, successivi, interventi ribadivo il concetto (certamente non nuovo e originale!) delle necessità di un pensiero sociale e politico che ragionasse sempre in termini di “noi” e non di “io”.
A mio parere la politica dovrebbe essere così: capire e perseguire ciò che serve a tutti, in una logica di sviluppo comunitario, senza alcun preventivo calcolo di convenienza per sé o per la propria parte; altrimenti l’espressione “bene comune” diventa uno slogan elettorale tradito dalla realtà dell’agire politico successivo.
Per contro, mi pare che oggi il problema sia addirittura più grave, sia a livello nazionale che a livello mondiale: oggi non si ha timore ( anzi pare diventi motivo di vanto) ad esprimere e rivendicare logiche di supremazia, di rifiuto di chi ci pone problemi, di differenze culturali, razziali, religiose e sociali.
Usando termini un po’ antichi, ma che ancora rendono l’idea, sta soffiando un forte vento di “estremismo di destra” che sta spazzando via per primi, poiché costretti a “rincorrere senza abbandonare il gruppo”, anche coloro che, pur con le idee di una destra liberale, saprebbero dialogare e confrontarsi, saprebbero ragionare e mediare per contribuire a meglio indirizzare le scelte finali.
Le provocazioni di Casa Pound e delle tifoserie calcistiche di estrema destra, possono anche essere ritenute da alcuni come l’espressione di una insignificante minoranza. Il problema, tuttavia, è come mai possono essersi formate; come possa essere che idee aberranti come quelle del peggior fascismo e del nazismo ritrovino cittadinanza nella nostra società.
Per questo occorre essere capaci di guardare alla struttura del terreno di coltura, su cui queste idee inaccettabili ed estreme hanno attecchito prima timidamente, per poi crescere in modo allarmante.
È il terreno di chi, essendo o cercando la posizione di forza, accentua le differenze e le distinzioni. Un terreno diverso da quello di chi cerca soluzioni di giustizia, di equità e di pari dignità di tutte le persone. È il terreno di chi alza i muri e respinge, di chi persegue la supremazia, di chi non si preoccupa di aiutare chi rimane più indietro. Non è ancora la malattia e non tutti, anzi pochi, la svilupperanno; ma sono i segni precursori di un pericolo possibile. È su questi terreni, frequentati da coloro che vanno a cercare, amplificandoli, i timori e gli egoismi delle persone, che si innestano e si alimentano le idee di coloro che poi “vanno oltre”, portando all’inaccettabile estremo il proprio pensiero e il proprio agire.
Non certamente come elemento più importante o decisivo, ma anche il recentissimo referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto, per quanto mascherato da un “innocente moderatismo e razionalità”, è parte di questo terreno di coltura, proprio perché alimentato, di fatto, da un concetto di convenienza: teniamo qui i nostri soldi perché noi staremo meglio, e non preoccupiamoci delle altre regioni che certamente staranno peggio, in quanto mancherà una parte considerevole dei fondi di ridistribuzione da parte dello Stato.
Così, oltre a non far nulla, o poco, per contribuire a risolvere un problema mondiale, causa prima delle migrazioni, portiamo il problema in casa nostra, accentuando le differenze fra parti ricche e parti meno ricche. In più introduciamo un concetto che può non avere fine: perché la Provincia di Belluno ha chiesto maggior autonomia all’interno della Regione Veneto? E perché , ad esempio, la Città Metropolitana di Milano o la provincia di Como o di Varese non dovrebbero chiederla all’interno della Regione Lombardia? In fondo sono territori ricchi e popolati e certamente producono una notevole raccolta fiscale: perché non dovrebbero trattenerla per sé e poco contribuire ad una redistribuzione verso le Province lombarde meno popolate e ricche? Dove sta il limite di questa logica? A livello di Regione, o di Provincia o di Città o di quartiere?
Vi è un solo terreno che può ostacolare la crescita di idee, quali quelle di Casa Pound o dei gruppi neo fascisti, che possono, col tempo, diventare realmente pericolose, specialmente se si considera che il quadro europeo e mondiale è oggi fortemente condizionato da governi che introducono elementi di divisione, di non collaborazione, di idee suprematiste.
Questo terreno buono è il terreno della legalità, intesa come premessa indispensabile di una giustizia formale, che si tramuti poi in una giustizia sociale, per approdare infine ad una giustizia solidale. Alla politica, a quella “alta e disinteressata di sè”, e non a quella “della convenienza”, è affidato il compito di far crescere queste idee positive, dialogando con tutti senza cedere, però, su quei principi che realmente possono pian piano far cambiare in meglio la nostra società.
Aurelio Ferrari
Lodi
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