Lettere al Direttore / Lodi
Giovedì 30 Novembre 2017
Le arginature dell’Adda e la ghiaia nel letto del fiume
A 15 anni dall’ultima alluvione che ha colpito Lodi
Egregio direttore,
leggo che il comune di Lodi intende approfondire i contenuti del piano di emergenza delle alluvioni, per impedire che avvengano i disastri di quindici anni fa, quando una buona parte della città bassa finì sott’acqua. Da quel poco che ho avuto modo di leggere, ho qualche perplessità circa la velocità con cui potrebbero essere montate le paratie mobili da posizionare sul nuovo argine. Anche alcuni volontari hanno più volte segnalato ampie perplessità circa i tempi di installazione di queste paratie mobili dell’argine destro. Qualcuno della Protezione civile sostiene che i tempi ottenuti durante un’esercitazione svoltasi in un recente passato sono perfettamente in linea con le previsioni dei protocolli di intervento e che tutte le paratie sono state montate in meno di un’ora e mezza. Quanto tempo impiega il fiume a superare le arginature? È davvero sufficiente un’ora e mezzo per montare tutte le paratie? E con quante persone a disposizione?
Non concordo invece con quanto sostiene il signor Panzera, referente della protezione civile di Lodi, secondo il quale non sarebbero necessarie ulteriori opere connesse alle difese spondali. Io credo che le arginature dovrebbero proseguire ancora a monte, almeno per un mezzo chilometro, per impedire che l’Adda in piena le aggiri.
Con il fiume non si scherza, più argini ci sono meglio è.
Luigi Volpi
Caro Volpi, non sono un tecnico, mi auguro che a Lodi in caso di alluvione tutto il sistema delle paratie mobili che devono essere montate (a mano...) sopra gli argini funzioni alla perfezione. Altrimenti gli oltre dieci milioni di euro stanziati per quest’opera complessa e monumentale si riveleranno inutili. Mi lasci sollevare qualche dubbio circa la sua opinione di realizzare ulteriori argini. Il fiume non può essere incanalato dentro arginature sempre più alte. La soluzione è una sola, come sostenuto da più parti: tornare a una sua regimazione, abbassandone il letto dove si è pericolosamente innalzato. Non si tratta di dare carta bianca ai cavatori, che lo ridurrebbero come lo hanno vergognosamente conciato in passato. Chi conosce il fiume sa benissimo che in alcuni punti la ghiaia in eccesso deve essere eliminata. Infine: l’Adda ha bisogno di luoghi nei quali espandersi in caso di piena. Per questo si potrebbero utilizzare le numerose lanche e paludi che fiancheggiano il fiume e che abbondano nei comuni a valle di Lodi. Ma per farlo occorre dragare il letto di queste “Adde Morte”, perché si stanno pericolosamente interrando, rischiando di scomparire. L’Aipo, invece di far realizzare studi e ricerche (inutili) per rendere navigabile il Po, perché non inizia ad affrontare questo argomento? Costruire nuovi argini ha un costo che ricade su tutta la comunità, togliere la ghiaia in eccesso dal fondo del fiume non solo è a costo zero, ma forse ci si guadagna.
Ferruccio Pallavera
© RIPRODUZIONE RISERVATA