«Maroni era pronto per Lodi-Crema ma i politici lodigiani non ebbero coraggio»

Ferruccio Pallavera ricorda il governatore leghista

Illustre direttore,

consentimi di ricordare Roberto Maroni come un personaggio da sempre disponibile a interloquire con il Lodigiano. Pronto a condividere, se necessario, scelte che avrebbero portato a mutamenti radicali del nostro territorio. Per essi Maroni era pronto a investirvi tutta l’autorità di governatore della Lombardia. Ma i politici lodigiani non ebbero il coraggio di farlo. E il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Nell’aprile 2016 pareva che le piccole province non dovessero più avere un futuro. Per quella di Lodi si ipotizzava un ritorno con Milano o, per la bassa Lombardia, si immaginava un accorpamento Cremona-Mantova e Lodi-Pavia.

In quello stato di cose, la sera di lunedì 4 aprile 2016, nell’auditorium della Banca Popolare di Lodi “Il Cittadino” organizzò un incontro sul tema “Quale futuro per il Lodigiano e il Cremasco? Insieme, divisi o nella Città Metropolitana?”. Roberto Maroni accettò subito, e con entusiasmo, l’invito a prendere parte all’appuntamento, unitamente a Simone Uggetti sindaco di Lodi, a Stefania Bonaldi sindaco di Crema e a Mauro Soldati presidente della Provincia di Lodi. Guerini rimase a Roma per un altro impegno. L’incontro registrò un successo incredibile di pubblico, in seicento gremirono l’auditorium.

Il sindaco di Crema si presentò con uno studio nel quale si attestava l’omogeneità economica del Lodigiano e del Cremasco, dichiarò che Crema era pronta ad abbandonare Cremona al proprio destino e a cercare alleanze altrove, con i territori a essa più vicini, aggiunse che i Cremaschi impiegavano dieci minuti per arrivare a Lodi o a Milano, ma ce ne mettevano molti di più per mettere piede a Cremona o, peggio ancora, a Mantova. Sottolineò che il coordinamento dei sindaci dell’area omogenea cremasca stava pensando di promuovere un referendum consultivo, per dare la parola ai cittadini dei 44 comuni. Meglio la direttrice Cremona-Mantova, oppure quella Lodi-Milano? Stefania Bonaldi non aveva dubbi: una stretta alleanza tra Lodi e Crema avrebbe dato vita a un territorio coeso, pronto a interloquire con l’area metropolitana di Milano, senza farsi risucchiare dentro di essa. Maroni fu chiarissimo: «Io non ho interesse a mettere Lodi con Milano o Crema e Cremona con Mantova - disse nell’auditorium - perché a me interessa ragionare sul futuro insieme ai territori, con i sindaci, senza guardare il colore politico, bensì la bontà delle idee. E sono pronto a cambiarle, le mie idee, pronto ad affinare le proposte con la collaborazione di tutti. Perché lo sforzo è comune: o vinciamo tutti o perdiamo tutti». E confidò ai giornalisti: «Lodi e Crema desiderano mettersi insieme? Stiamo pensando di suddividere la Regione Lombardia in Cantoni, come la Svizzera, e dunque ce lo dicano in fretta. Non sono contrario a dare vita al Cantone di Lodi-Crema, ma la richiesta deve partire da ambedue i territori».

A gettare acqua sul fuoco, a rispondere al sindaco di Crema con un gentile “No, grazie”, furono il sindaco di Lodi e il presidente della provincia di Lodi. Pertanto tutto andò a carte e quarantotto.

Pensai in quel momento - e lo penso tuttora - che non avremmo mai potuto costituire, con quell’atteggiamento, la Provincia di Lodi, messa in piedi a partire dal 1985 con sforzi indicibili, che solo i diretti protagonisti del tempo ricordano. E penso tuttora che se nel 2016 non avessimo sbattuto la porta davanti alle disponibilità offerte dal sindaco di Crema, il futuro del territorio lodigiano - unito al Cremasco - oggi avrebbe avuto molte più carte da giocare, guardando lontano. Il treno del futuro ti passa accanto poche volte nella vita. Ma se non ci salti sopra al momento opportuno passerai ad altri l’opportunità di farlo, al posto tuo.

Ferruccio Pallavera

Cavenago d’Adda

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