
Lettere al Direttore / Lodi
Venerdì 15 Dicembre 2017
Non sono legittimati a continuare la loro perversa attività
I gruppi o partiti che si rifanno al tragico “Ventennio”
La giornata di sabato 9 dicembre a Como è la dimostrazione eclatante che lo spirito della nazione è e rimane antifascista. La ricchezza della partecipazione, gli interventi dal palco tutt’altro che retorici e pacificati, ma anzi vivaci di contraddizioni, unificate da un forte sentimento contro ogni tentativo di riproporre il fascismo come forza politica legittima, tutto ciò fa ben sperare che l’antifascismo continui a essere il cemento su cui si fonda la nostra convivenza civile. Il rifiuto netto e perentorio espresso sabato è dunque la premessa necessaria e potente al proseguimento della lotta per ricacciare il fascismo, comunque variegato, travestito, “modernizzato” nella pattumiera della storia. Adesso occorre fare di più.
I gruppi o micro partiti che si rifanno al tragico “Ventennio” che tanti lutti portò al popolo italiano non hanno legittimità storica, culturale, e dunque politica, per continuare la loro perversa attività. Perversa perché dedita a spargere veleno sociale, odio contro i più deboli, avversione verso ogni idea di convivenza civile.
Esistono già i presupposti giuridici per mettere una fine formale a questa aberrazione. La legge 205/1993, all’articolo 1, comma 2, recita infatti:
“È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.”
Adesso tocca alla politica adeguare le azioni di governo a questa necessità.
Intanto, il ministro degli interni può vietare le pubbliche manifestazione di apologia di fascismo, di ricostituzione del partito fascista e di incitamento all’odio razziale. Occorrono direttive ministeriali ai prefetti e ai questori, che li vincolino a far rispettare la normativa vigente (la legge Scelba data dal 1952, la legge Mancino dal 1993).
In secondo luogo, come peraltro accennato dal ministro della Giustizia, bisogna porre mano allo scioglimento delle formazioni di estrema destra fasciste, razziste e fomentatrici di odio sociale.
L’obiezione che a questo modo si ledono il diritto costituzionale di associazione e quello di libertà di opinione, non regge, dal momento che il fascismo, in tutte le sue declinazioni, è delinquenza.
L’Anpi, che fin qui è stata la maggior protagonista dell’attività antifascista sul nostro territorio, invita rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni politiche democratiche, singoli cittadini ad aderire al protocollo d’intesa, promosso assieme alla Provincia, per sviluppare una politica culturale antifascista, realizzando iniziative, interventi e attività, con costanza e determinazione, coscienti, come tutti dovrebbero essere, che il fascismo è una perversione del potere e uno strumento di oppressione delle libertà individuali e collettive. E che va fermato in tempo.
Che la storia, almeno stavolta, insegni qualcosa.
Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Comitato provinciale del Lodigiano
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