«Occorre uno sforzo collettivo per togliere da Lodi l’immagine di una città un po’ ingrigita»

Turismo e cultura, la lettera di Osvaldo Folli

Caro direttore,

i guai e le magagne di Lodi li conosciamo un po’ tutti. Basta seguire per qualche settimana le lettere pubblicate su questo quotidiano per mettere in fila una sequela di lamentele da lasciare sgomenti. Tanta gente, ormai rassegnata, ha gettato la spugna. Molti, invece, ne soffrono e non riescono a farsene una ragione sfogandosi sulle pagine del “Cittadino”.

Mi permetto di offrire un succinto campionario delle ultime rimostranze, indicative delle problematiche che interessano ai cittadini. Mancano le luci al cimitero, buche nel piazzale, poca pulizia nelle strade del centro storico e in periferia, furgoni impazziti nella ZTL in tutte le ore e sosta vietata un po’ dappertutto, cani che fanno da padroni nel verde pubblico (e non solo), arredo urbano pietoso, bici che invadono impunemente i marciapiedi e sfrecciano felici in senso vietato, discariche selvagge in varie zone della città, auto rottamate e abbandonate da tempo immemorabile, graffiti che deturpano ogni angolo.

Se a tutto ciò si aggiungono le tante serrande chiuse di negozi ormai abbandonati da qualche tempo, abbiamo una cartolina deteriorata ma vera della nostra città.

C’è da dire che tutto ciò non è prerogativa esclusiva di Lodi ma ora, qui da noi, sta assumendo un aspetto inquietante che sembra avere a che fare con la rassegnazione o la difficoltà oggettiva di aggiustare le cose. Nel settore del commercio si ha notizia di un fondo regionale di 72 mila euro, cifra modesta per stessa ammissione della giunta comunale, che dovrebbe aiutare le piccole imprese per riqualificare e ammodernare le loro attività o dare avvio a nuove iniziative. Pensare che ciò possa bastare per innescare un’inversione di tendenza che vede da molto tempo intere vie “ingrigirsi” per le tante serrande abbassate è pura illusione. Se poi si costata che le tante attività scomparse riguardano librerie, edicole, giocattoli, arredamento, dolciumi e alimentari, mentre crescono bar, ristoranti, boutique, telefonia e computer, il quadro di un’evidente regressione è compiuto. Anche i banchi dello storico mercato in piazza Vittoria non se la passano bene, stretti fra la concorrenza della grande distribuzione e i rincari dei prezzi che vanno di pari passo con le ristrettezze del Paese.

In definitiva quella attuale è una cartolina di una Lodi un po’ ingrigita, non all’altezza per valorizzare le sue indubbie peculiarità artistiche, storiche e ambientali (fiume Adda), che tanti ci invidiano. Allora, in tale situazione, non ci si può meravigliare se anche gli albergatori della città, con hotel vuoti anche nei ponti di primavera, si lamentino di questa situazione preoccupante e per la mancanza di iniziative atte a invertire la tendenza. In verità, quella del turismo fantasma è una situazione che si trascina da qualche tempo. Nel 2015 si pensava che con l’Expo a Milano, almeno una frazione infinitesimale di turisti si sarebbe spostata anche a visitare Lodi. Fu un’illusione e la stessa cosa è successa con il recente Salone del Mobile che, dopo la parentesi Covid, ha richiamato migliaia di visitatori a Milano, ma non ha lasciato traccia nella nostra cittadina.

Ma non tutto è perduto. Fortunatamente, per sollevare un po’ il morale, ci sono da registrare anche grosse iniziative già ben avviate in città e con notevoli potenzialità intrinseche. Una volta concluse potranno certamente funzionare da volano attrattivo e dare un impulso importante agli aspetti legati al turismo cittadino. La “Lodi Murata” e il nuovo Museo Civico nell’ex Linificio, insieme al gioiello dell’Incoronata e Piazza Vittoria, con tutto il corollario di palazzi storici del centro cittadino, senza considerare l’apporto di altri musei già esistenti (Paolo Gorini e Museo della Stampa in primis), sono certamente in grado di attrarre un turismo qualificato almeno di giornata. Alcuni di questi progetti però richiederanno ancora anni per dispiegare le loro potenzialità. Nel frattempo cosa possiamo fare? Forse è giunto il momento che enti locali, associazioni di categoria e culturali, e comuni cittadini, inizino a interrogarsi seriamente su come rinfrescare l’immagine un po’ appannata di Lodi. Persone capaci e preparate professionalmente per portare avanti idee innovative non mancano. È necessario però, a nostro avviso, mettere da parte campanilismi e fare squadra, per progettare un’idea di nuova città che guardi al futuro e al benessere di tutti i cittadini e non di una sola parte di essi. Iniziando magari a rimettere ordine nel caotico traffico cittadino del centro storico e della zona a traffico limitato. Un po’ come avviato a Vigevano, ove per ragioni di decoro urbano si punta a limitare il via vai di furgoni in piazza per valorizzare le proprie bellezze storiche e artistiche. Certo ci vuole coraggio e iniziativa, magari per superare la presumibile opposizione dei commercianti, ma da qualche parte bisognerà pure partire per ridare smalto alla città e trasformare le lamentele dei cittadini in lettere di apprezzamento.

Osvaldo Folli

Lodi

Gentile Folli, lei ha ragione. La prima cosa da fare, a mio modesto parere, è iniziare a far conoscere i maggiori progetti di rilancio culturale e dunque turistico che sono in itinere, mi riferisco al nuovo Museo Civico all’ex Linificio, al nuovo Museo Diocesano di arte sacra e a “Lodi Murata”, con la riscoperta del sottosuolo di Lodi (nella foto le visite di sabato scorso). Alimentare in maniera professionale - e dunque affidandosi a chi lo sa fare - attesa e curiosità anche fuori Lodi produrrà effetti benefici. Dunque via un po’ di polvere e spazio a entusiasmo e coraggio! Mi faccia però chiudere con un pizzico di amarezza, diciamo “costruttiva”, per evitare di reiterare comportamenti troppo provinciali: negli scorsi anni abbiamo sprecato un’occasione d’oro non inserendoci nel contenitore di “Bergamo e Brescia capitali italiane della cultura 2023”. Ne avremmo tratto grandi benefici. La responsabilità è tutta della politica locale.

Lorenzo Rinaldi

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