«Ogni Comune lodigiano dedichi delle targhe ai caduti per la libertà»

“I fasìsti ièn scapàdi, i partigiani iàn ucupàd la casèrma.” Queste poche parole spiegano meglio di tanti discorsi ufficiali il significato del 25 Aprile. Ne parlo a festa conclusa perché il 25 Aprile non deve essere ricordato solo nel giorno del calendario e dovrebbe tramandare ogni volta ricordi e testimonianze di gente di casa nostra, invece di tanti discorsi buoni per ogni circostanza che rischiano di declassare la festa. Se ci si limita al discorso di rito e alla posa della corona d’alloro non si rende la dovuta memoria ai Caduti per la libertà. La frase ricordata dalla casalese Maddalena nella pagina dialettale del 24 aprile è una sintesi storica impareggiabile: “i fascisti sono scappati, i partigiani hanno occupato la caserma”.

I fascisti, che osannando il Duce spinsero milioni di giovani in guerra e migliaia nei campi di sterminio, se la sono data a gambe perché sono arrivati i partigiani. E ”Il Cittadino” del 25 Aprile: “Essi sono purtroppo perso, ma non dimenticate!” È il finale della lettera del figlio di John Lewis, uno dei tre soldati britannici salvati dalla famiglia Brunetti a Sant’Angelo Lodigiano. Tim Lewis fa sapere alle coraggiose sorelle Brunetti che suo padre è morto nel 1997 e la madre nel 2004 pregandoci di una cosa: “Non dimenticate!”.

L’oriese Pasquale “al Tatu” mi disse: “Nell’inverno del ‘44 alle 2 di notte una colonna tedesca si impantanò nei campi dietro il campo sportivo e Corbellini ordinò a Edoardo Esini di alzarsi, prendere due buoi e tirar fuori dal fango il camion dei tedeschi. Edoardo lo fece e un tenente gli diede in mano cento lire, poi all’improvviso lo schiaffeggiò. Edoardo tornò a casa con la faccia “tuta sanguanenta”.

Solo attingendo dalla vita dei nostri padri possiamo fare vera e duratura memoria storica del 25 Aprile. Va coinvolta la scuola per ricordare i cittadini che fecero la Resistenza, allestendo mostre e incontri sul tema. Era il 25 Aprile 2014 quando affissi su 24 tigli del Viale Ada Negri 24 targhette, una per ogni Caduto oriese, con la partecipazione degli scolari che lessero i nomi dei Caduti e del compianto don Giorgio Croce che benedì le targhe. Da cinque anni le targhette sono dimenticate e rotte...

Per questo invito i nuovi amministratori che fra un mese metteranno la fascia tricolore a tramandare la storia nostra partendo dalla cura delle 24 targhe con i nomi degli oriesi che morirono per la Libertà e che ci donarono la Costituzione. Targhe in memoria che andrebbero affisse sui viali di ogni Comune lodigiano.

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