VIDARDO Inceneritore, non è troppo tardi: serve unità come nel 2008 per la discarica di Bellaguarda

La lettera di Pierluigi Cappelletti

“Inceneritore di Vidardo, non possiamo restare indifferenti” è il commento di sabato scorso di Riccardo Rota: un grazie di cuore è dovuto. Il Direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale della Diocesi di Lodi ha avuto la sensibilità e il coraggio di dire quello che tanti pensano ma pochi poi mettono in pratica con azioni visibili continuative e forti. Mi viene in mente la processione di sindaci e cittadini che sabato 30 giugno 2008 sfilarono in 600 sotto un sole a 34° sull’argine maestro fra Senna Lodigiana e il Gargatano di Somaglia per dispiegare uno striscione lungo 3.300 metri “No discarica sul Po”. Non era la prima manifestazione e in ottobre di quell’anno la Regione trovò l’inghippo per bocciare finalmente il progetto.

Sono passati 16 anni e il paragone stride: la discarica era sul trampolino di lancio, non si vedeva ma faceva paura, la mobilitazione congiunta di gente e istituzioni portò risultati concreti tanto che la discarica sul Po lungo la provinciale Senna - Somaglia di fronte alla frazione di Mirabello fu stoppata e non si fece. Invece l’inceneritore di Vidardo c’è già e ora si vuole mostruosamente ingigantirlo.

Seguivo all’epoca gli eventi come cronista e ricordo benissimo l’impegno quotidiano in primissima persona dell’allora assessore sennese all’ambiente Franco Premoli, che l’anno dopo sarebbe diventato sindaco. Mi mostrò i quattro faldoni da lui sfogliati e letti pagina per pagina sera dopo sera: una montagna di carte! Ho assistito alle serate di Mirabello a dipingere e scrivere striscioni contrari alla discarica, ricordo la “Pedalata anti discarica” con le magliette dedicate, da Senna al Pirellone di Milano, seguiti dall’auto dell’allora sindaco Luigi Zanoni e dell’assessore Beatrice Zuccotti. Fu una mobilitazione di sennesi e mirabellesi, i pescatori locali in primis guidati da Giuseppe Cappelletti, che riuscirono a coinvolgere la Provincia e tutti i Comuni dell’asta del Po. Ricordo l’impegno dell’allora assessore provinciale Antonio Bagnaschi.

Questo è un po’ quello che oggi manca per fermare l’inceneritore di Vidardo: un coinvolgimento della gente, una mobilitazione vera, un sentire che si propaga e si fa comune a tutti i Lodigiani. Ma non siamo ancora fuori tempo massimo e, faccio mia la esortazione di Riccardo Rota: “Non possiamo restare indifferenti”. Se il Comune di Vidardo e le istituzioni provinciali, che già sono fortemente contrarie, sapranno smuovere nel caldo torrido estivo la passione dei lodigiani e la giusta paura per la nostra salute già così bistrattata a livello di aria e di acque e di consumo di suolo, allora la volontà e il diritto dei cittadini alla salute può ancora avere la meglio sul businnes. E poi...ci sono oggi i nostri parlamentari a Milano e a Roma che certo faranno la loro parte e qualcosa anche in più per scongiurare un impianto che non serve né al Lodigiano né alla Lombardia.

Pierluigi Cappelletti

Orio Litta

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