Leggendo il nuovo libro di Marco Malvaldi, Milioni di milioni, la sensazione di nostalgia per i vecchietti del BarLume - che a breve vedremo su Sky - colpisce subito alla gola i lettori conservatori, di quelli che con i personaggi di un romanzo, meglio se con un caso da risolvere, vorrebbero passare tutta la vita. Però lo scrittore toscano, come già aveva fatto nel surreale giallo alla Agatha Christie Odore di chiuso, con protagonista un meraviglioso quanto giovane Pellegrino Artusi, è capace di conquistare sempre l’attenzione dei suoi lettori con l’umanità e la singolarità del materiale umano delle sue pagine. Capace di raccontare lo spirito profondo dell’Italia, nella sua terra più antica, la Toscana. E non a caso ancora una volta le citazioni vanno soprattutto alle pagine dei poeti oramai classici della nostra tradizione otto-novecento. L’assunto di questo nuovo romanzo, in cui si sente ancora una volta l’odore dell’arzilla scrittrice inglese, è un paese: Montesodi Marittimo. Che però di marittimo ha ben poco, anzi è discretamente elevato, tanto è vero che presto tutta la comunità si ritroverà isolata dal mondo da una fantastica nevicata che determina il momento culminante della storia. Un isolamento che prima di diventare reale è già metaforica torre d’avorio di una comunità chiusa e isolata nelle sue intricate vicende, insospettabili amori e vendette. Come veri e propri corpi estranei, anzi come un tornado, piombano sul paesello a tutta velocità Piergiorgio Pazzi, un simpatico genetista, competente quanto imbranato, e Margherita Castelli, bella e scaltra quanto «topo di biblioteca», esperta di archivi.
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