Al grido di “Branca, Branca, Branca, Leon, Leon, Leon”, tornano a vivere la voce e le gesta dell’indomito Brancaleone, il cavaliere protagonista di un immaginifico Medioevo più che mai somigliante all’Italia di oggi nonostante sia uscito dalla penna e dalla fantasia di un trio geniale, del quale facevano parte Age&Scarpelli e Mario Monicelli, quasi 50 anni fa (il film uscì nel 1966, con la regia di Monicelli). Spaccone e codardo, realista eppure sognatore, l’improbabile eroe di Norcia, che al cinema assunse le fattezze di Vittorio Gassman, parte, lancia in resta, alla conquista della lontana signoria di Aurocastro, in un viaggio attraverso l’Italia. Lo accompagna la sua proverbiale e ancora più improbabile armata, composta dal vecchio furbacchione Abacuc con lo scudiero Mangoldo, il nerbuto Pecoro e il giovane Taccone. «Son vostro duce epperò mi dovete assoluta obbedienza e dedizione. Lo nostro cammino sarà sparso di lacrime, sudore e sanguine. Sete voi parati a tanto? Rispondete a una sola possente voce». Vi fu qualche fioco ‘si» e Brancaleone chiese ancora: «Sete voi pronti a morire pugnando?». Stavolta nessuna risposta. «Io farò di voi cinque un’armata veloce et ardita!». «Semo quattro», avvertì Abacuc». Un lavoro, pubblicato per la prima volta nel 1984 con il titolo Il romanzo di Brancaleone , scritto in un idioma immaginario, cercato e inventato dagli stessi autori, a cavallo tra il latino maccheronico, la lingua volgare medievale e il dialetto. Involontariamente comico. Un linguaggio che finirà per caratterizzerà tutti i personaggi e a entrare anche nel lessico comune.
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AGE & SCARPELLI - M. MONICELLI, B rancaleone - il romanzo, Gallucci editore, Roma 2012, pp. 168, 15 euro
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