Da attore a regista, il teatro di Ronconi

Una conversazione, tra il giornalista Gianfranco Capitta e Luca Ronconi (responsabile artistico del Piccolo Teatro di Milano), racchiusa nel libro Teatro della conoscenza, che porta il lettore a capire cos’è il teatro per Luca Ronconi e cosa ha significato per lui sin dai suoi esordi come improbabile attore. «Facevo le “parti”. Ho incominciato interpretando la parte del prete. Un prete giovane: avevo appena 18 anni, non potevo certo fare il cardinale o il vescovo. Ho fatto anche il ragazzo di Anna Frank (…). Ma per me fare l’attore era patogeno (…). Soffrivo moltissimo, non era il mio “elemento” ». C’è il Ronconi diplomato alla Silvio D’Amico, direttore del Teatro Stabile di Torino, di Roma, del Piccolo di Milano, nonché ideatore e fautore, in Umbria, del Centro Santa Cristina, luogo di formazione teatrale. Ma anche il Ronconi con il suo uso dello spazio, per il quale «il teatro si può fare ovunque» e «ogni testo letterario suscettibile di rappresentazione presuppone un suo spazio ideale, che non è solo il luogo in cui si svolge l’azione narrata, ma è l’entrare in un più sottile rapporto con le varie possibilità di rappresentazione». L’intervista mette in luce le tante sfumature del teatro. A chiudere il libro un approfondimento sulla “teatrografia” del regista, con una descrizione di tutti gli spettacoli da lui diretti, dal debutto nel 1963 con La buona moglie di Goldoni a Roma fino allo studio sui Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, realizzato con gli allievi dell’accademia Silvio D’Amico diplomati l’anno scorso (spettacolo ora al Piccolo Teatro Studio Expò fino al 14 ottobre; www.piccoloteatro.org).

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LUCA RONCONI E GIANFRANCO CAPITTA, Teatro della conoscenza, Laterza editori, Bari 2012, pp. 127, 10 euro

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