Paese ideale, sorta di ponte tra due mondi sovente contrapposti, la differenza tra l’Oriente e l’Occidente è la Turchia. Mai come oggi, complici anche le recenti vicende di politica internazionale, tale affermazione appare più calzante che mai. Nell’ambito della riscoperta della letteratura di questo Paese si inseriscono le recenti edizioni italiani di due tra gli autori più in voga del momento, che cercano di indagare sull’essenza stessa interiore di una nazione sempre in bilico tra la modernità e un passato che non vuol passare. Hakan Günday col suo Ancóra, pluripremiato romanzo che ha ottenuto, tra l’altro, il Priz Médicis nel 2015, lo fa immergendosi nel dramma dei profughi che in Turchia si riversano cercando di raggiungere l’Unione Europea: una tragedia vista con gli occhi di un ragazzino, Gazâ, che, seppur giovanissimo entra nel giro del commercio di “carne umana”. Rimasto orfano aiuta il padre Ahad nel trasporto di questi disperati, celati a decine in un camion. È lui che si fa carico di costoro nascondendoli in una cisterna sottoterra e, seppur giovanissimo, ne diventa l’aguzzino. Cresciuto nella dura scuola della vita, Gazâ non si fa scrupolo alcuno nell’abusare ripetutamente dei suoi ospiti. In una sorta di continua caduta agli inferi solo la fortuita conoscenza con un giovane afghano, Cuma, che con un gesto di rara umanità in un mondo dove vige solo la legge del più forte inizia a incrinare la dura scorza d’animo del protagonista. Una trasformazione lenta accelerata dal tragico incidente stradale in cui perde la vita il padre con decine di rifugiati. Salvo per miracolo, Gazâ cercherà di ritrovare se stesso e quell’innocenza perduta sin troppo presto.Hasan Ali Toptaş, altro scrittore di successo premiato in più occasioni, in Impronte, ripercorre invece un altro dramma della Turchia contemporanea. Sorta di lungo flashback, è la storia di Ziya che nel mezzo di una crisi di mezza età decide di abbandonare la città, l’immensa megalopoli senz’anima, dopo che la moglie e il figlio sono caduti sotto i colpi di un attacco terroristico, per tornare nella quiete della campagna accettando l’invito di un vecchio commilitone. Un ritorno al passato, ai tempi del servizio militare, svolto trent’anni prima in un paesello lungo la frontiera siriana. Ma anche qua Ziya non trova pace: la tranquillità interiore non si trova neanche laggiù. Nella sua mente ritornano chiari e nitidi i ricordi dei difficili momenti passati sotto le armi: dai pericoli costituiti dai contrabbandieri e dai guerriglieri del Pkk e quelli ancor più insidiosi rappresentati dai loro superiori, veri e propri aguzzini che provano piacere nel veder soffrire i loro soldati. Lungo una delle frontiere più delicate della Nato, con un esercito impegnato ufficialmente nella difesa dell’ideale laico e repubblicano, nel mito perenne del fondatore della Turchia moderna Ataturk, ma più concretamente teso solo a difendere i propri privilegi, tra morti sospette, infamie di ogni genere, nel mezzo della perenne miseria della vita nel povero Sud-Est turco, la mente del protagonista inizia a frugare nei ricordi per capire le ragioni dell’invito del suo vecchio amico e il perché questi si senta stranamente in debito con lui.
Hakan GündayAncóraMarcos y Marcos, Milano 2016, pp. 491, 18 euro
Hasan Ali ToptaşImpronteDel Vecchio Editore, Roma, 2015, pp. 397, 18 euro
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